Dovreste vedere l’allegria dopo la partita, durante quello che noi chiamiamo ‘il terzo tempo’, la tavolata di ragazzi e bambini che mangiano insieme… è proprio una grande soddisfazione!”
     Durante la conversazione, si uniscono a noi Andrea Samarati, per gli amici “Cubo” (soprannome affibbiatogli da piccolo causa il suo fisico massiccio), ex giocatore di rugby oggi allenatore e dirigente della società, e Simone Bossi, anche lui ex giocatore professionista, oggi allenatore della prima squadra dirigente e direttore tecnico della società.
     Da più soddisfazione giocare a rugby o allenare i ragazzi?
     Nadir – “Sono due cose differenti. Quando giochi, vivi dentro il rugby, vivi in un'altra dimensione. Per l’allenatore invece la soddisfazione è nel gesto tecnico, nel vedere la crescita del ragazzo.”

     Simone – “Stare con il gruppo, andare in giro con loro, i legami di amicizia che si creano: queste sono le grandi soddisfazioni di questo sport. I momenti di aggregazione sono importanti. Quando poi
qualcuno fa qualche passo avanti, come un ragazzo che va a giocare in serie A, è bello ma non è basilare, non veniamo qui ad allenare tutti i giorni solo per fare diventare ‘un campione’ un ragazzo, le soddisfazioni derivano dalle piccole cose.”
     Andrea – “E poi, dopo aver smesso di giocare, la voglia di rimanere nell’ambiente del rugby è tanta, soprattutto si sente la necessità di trasmettere ai ragazzi tutte le emozioni che abbiamo provato giocando. Si creano grandi amicizie sul campo, amicizie che vanno oltre la partita e si trasferiscono anche nel quotidiano, nella vita di tutti i giorni.”
     È difficile insegnare?
     Simone – “Allenare è facile, farlo bene è difficile. La parte più semplice è capire lo spirito del rugby, perché questo tipo di sport ti porta ad avere uno spirito di lealtà verso il gruppo. Poi, bisogna imparare bene la tecnica e tutte le regole che disciplinano questo sport, perché il rugby è l’unico sport di combattimento di squadra dove il contatto fisico è basilare. Certo, se iniziano presto è più semplice insegnare…”
     Il fisico è importante per giocare?
     Nadir – “Aiuta, ma non è indispensabile. Nel nostro caso, a livello amatoriale,
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