tipo tradizionale, come ce ne sono tante in Italia, in una litografia ecologica, oppure, come piace dire a noi, a basso impatto ambientale. Come abbiamo potuto fare ciò? Innanzitutto, abbiamo suddiviso l’intero processo produttivo in vari steps e li abbiamo analizzati a fondo, cercando di individuare per ogni fase esaminata una o più soluzioni che ci permettessero di abbassare il nostro impatto ambientale sull’ambiente circostante.”
     “Primo step, l’energia necessaria a far funzionare gli impianti: oggi Gam Edit utilizza solo energia pulita, energia proveniente da fonti rinnovabili, al posto della tradizionale. Il secondo ha previsto l’adesione al progetto ‘Impatto Zero’ di Life Gate.” Spiegaci meglio. “Ognuno di noi, anche nel privato, ha quella che viene definita ‘impronta ecologica’ sul pianeta in quanto, anche solo respirando, emette anidride carbonica nell’ambiente. Quindi, anche ogni nostro prodotto, ogni singolo foglio di carta che viene stampato, contribuisce ad


aumentare il livello di CO2 nell’atmosfera. Vi faccio un esempio semplice su come si può annullare l’impatto ambientale dei nostri stampati: per un catalogo che pesa un Kg viene immesso nell’atmosfera un Kg di CO2, per portare ad impatto zero questa immissione nell’atmosfera devi ripiantare 1 mq di foresta spendendo, sempre per semplificare, 1 euro. Ad oggi,
Gam Edit ha contribuito a riforestare ben 40.929 mq di foresta in Costa Rica.”
     “Il terzo step della nostra filiera produttiva,” continua Marco, “è l’utilizzo di materie prime ecologiche, certificate FSC e PEFC, o riciclate. L’anno scorso siamo stati la prima tipografia ad aver ottenuto la certificazione di catena di custodia degli standard PEFC e FSC: questi standard garantiscono che la materia prima che stiamo utilizzando, la carta, attraverso la catena delle collaborazioni, è stata fornita da una cartiera che l’ha prelevata da un bosco gestito in maniera ecosostenibile.”
     “Il quarto punto invece è rappresentato dagli inchiostri: noi oggi utilizziamo solo inchiostri a base vegetale anziché quelli a base minerale; questo per due motivi: il primo è che la materia prima deriva dall’olio di colza, vegetale al 100%,
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