decisionali, senza sospettare nulla: in realtà il sovrano Re Vittorio Emanuele III stava già tramando da tempo il modo migliore per estrometterlo dalla scena politica e di questi intrighi erano a conoscenza solo pochi fedelissimi, come il ministro della Reale Casa duca Acquarone, il capo di Stato Maggiore Ambrosio e il generale Castellano, futuro protagonista delle trattative con gli alleati. Dopo una breve esposizione di Mussolini sulla situazione in Sicilia, per la quale il Duce scaricò la colpa sul maresciallo Badoglio, e dopo aver riportato in consiglio le promesse fattegli da Hitler di immediato aiuto all’Italia, il Gran Consiglio prese la parola e mise ai voti la seguente mozione: l’immediato ripristino di tutti i poteri decisionali al Re “affinché egli voglia, per l’onore e la salvezza della Patria, assumere l’effettivo comando delle forze armate di terra, di mare e dell’aria”. La mozione ottenne 19 voti su 28 e venne approvata alle 3 di mattina, dopo aspri dibattiti.
     Mussolini si recò allora a Villa Savoia per confrontarsi con il Re, senza rendersi conto che in quel momento la sua scorta era già sotto controllo, duecento carabinieri circondavano l’edificio mentre un’ambulanza della Croce Rossa era in attesa fuori dalla villa per portarlo via. Il Re si rivolse al suo ormai ex-Primo ministro con poche parole, criticando aspramente la sua condotta in guerra ed attribuendogli tutte le colpe per le sconfitte subite, rinfacciando anche le umiliazioni piccole e grandi che la Corona aveva dovuto subire. Gelidamente, gli comunicò che veniva destituito da ogni incarico e funzioni e il suo ruolo veniva conferito al maresciallo Badoglio. Il Duce mormorò: “Allora è tutto finito?” Il Re rispose: “Oggi non vi è rimasto che un amico, io. Per questo vi dico che non dovete avere preoccupazioni per la vostra incolumità personale che farò proteggere”. Già… All’uscita da Villa Savoia, Mussolini, con una scusa, fu accompagnato dal capitano dei carabinieri Viglieri (fucilato successivamente alle Fosse Andreatine) sull’ambulanza della Croce Rossa e venne condotto, praticamente prigioniero, alla caserma della Legione Carabinieri di via Legnano, mentre la Regina Elena si irritava con il Re per questo arresto eseguito “sulla porta di casa”, in violazione delle regole dell’ospitalità!
     Quel 25 luglio rappresentò quindi il secondo colpo di Stato ad opera dei Savoia, finalizzato a mantenere il Fascismo in Italia stravolgendone gli aspetti che al Re erano meno graditi: egli, infatti, non era anti-fascista, anzi, abbracciava totalmente le idee fanatiche proposte dal regime, ma le voleva modificare a suo piacimento e a suo comodo. Dopo la caduta di Mussolini ordinò a Badoglio di istituire un nuovo “governo” di facciata (costituito da un ex-prefetto, tre alti

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Biografia, Fosse Andreatine, Savoia, Casa Savoia, Vittorio Emanuele III, Re, Italia, Mussolini, Ribbentrop, Hitler, Keisserling, Badoglio