SICUREZZA: BANCO DI PROVA DELL’AMMINISTRAZIONE
                                  di Pierluigi Piromalli

     L’amministrazione Bruni, nell’inevitabile approssimarsi delle consultazioni elettorali, è chiamata a dare risposte definitive, concrete ed efficaci alla cittadinanza per quanto concerne la questione della sicurezza sociale, tema ormai condiviso dai media nazionali e sul quale sono orientate le scelte dei comuni italiani. Relativamente alla posizione di Bergamo va detto che le alleanze politiche non hanno finora messo l’amministrazione comunale nelle condizioni di portare avanti un efficace progetto che riscuota pieni consensi dalla cittadinanza. Se è vero che le istituzioni locali riescono da una parte a mantenere ancora un certo controllo verso un fenomeno in crescita ma che, fortunatamente, non ha raggiunto soglie di vero allarme sociale, dall’altra non va dimenticato che le scelte politiche in materia sono frenate ed in qualche modo condizionate dalla presenza di Rifondazione Comunista, che ha imbavagliato Bruni proprio sulle decisioni per la sicurezza.
     Proprio l’alleato politico del primo cittadino ha osteggiato, tramite i propri consiglieri comunali, la recente ordinanza sui parcheggiatori abusivi, ultimo dei provvedimenti del pacchetto sicurezza locale che ha la finalità di contrastare un fenomeno invasivo e di impatto sulla collettività. La protesta ha origine dalle sanzioni che sono state elevate, a detta di Rifondazione, proprio nei confronti dei parcheggiatori e di coloro che si dedicano al commercio abusivo. Se sul piano strettamente giuridico è lecito opinare, su quello sostanziale mancano, come al solito, unanimità e coesione delle forze politiche, che dibattono tematiche arroccandosi su propri punti di vista e dimenticando che lo scopo prioritario risiede nella capacità di inibire pratiche apparentemente innocue, ma che innescano un perverso meccanismo di intromissione nella libertà del singolo, costretto a subire situazioni di pressioni che talvolta si trasformano in neanche troppo velate richieste dal sapore estorsivo.
     La soglia tra “il non fare nulla di male” e queste forme parassitarie che lambiscono le forme dell’accattonaggio è certo assai labile ed apre la strada al partito degli oltranzisti, pronti a debellare il fenomeno a tutti i costi, e degli equo-solidali che, affondando le loro convinzioni di giustificazioni di carattere sociale, equivocano solidarietà con rispetto delle regole e pacifico godimento delle cose comuni.
     La politica nostrana, pervasa da questo dibattito che si rinnova ogni qual volta si assumono decisioni che colpiscono frange marginali e disagiate della società, conclude le proprie elucubrazioni quasi sempre inneggiando allo slogan di “restituire la città ai cittadini”, come se bastassero proclami melensi a tacitare i rigurgiti di una cittadinanza che esige sicurezza e tranquillità. L’operato della

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