IL NUOVO PADRE
                                 di Enrico Caruso

     “Se non si ha un buon padre bisogna procurarselo”. Partendo da questo aforisma di F. Nietzsche, il presente lavoro si interroga sulla funzione paterna e sui cambiamenti avvenuti negli ultimi anni. Parafrasando il monito di Nietzsche, bisognerà chiedersi: chi è il buon padre? Esiste o è esistito veramente un buon padre?  L’assenza paterna, tanto discussa in questi ultimi anni, fa parte di un maschio più fragile rispetto alle generazioni dei loro padri, oppure questi nuovi genitori si presentano come nuovi padri non rapportabili al padre del passato? Nelle ultime vicende politiche e sociali, cosa è successo all’uomo-padre del terzo millennio? Qual è il ruolo della figura paterna nella formazione del bambino?
     Il “nuovo padre” si distacca dal “padre-postbellico” della vecchia generazione. Il padre postbellico è una sorta di metafora che desidero utilizzare per definire quel uomo che, dopo la II^ guerra mondiale, si è dovuto rimboccare le maniche per ricostruire l’Italia, forse a discapito della cura dei propri figli. Il padre post-bellico, a sua volta, è un uomo che non ha conosciuto il contatto con un padre amorevole e non ha saputo mediare i valori e i bisogni emergenti del primo ‘900. Il padre postbellico degli anni 50 è soprattutto un padre simbolico-normativo, ma non è un padre corporeo presente nella vita dei figli. Il “nuovo padre” è l’uomo che negli anni 60 ha cercato di ribaltare l’autorità costituita in famiglia e nel sociale. Questo uomo ricerca una nuova cultura che gli riconosca la sua identità con nuovi valori e con bisogni che vanno oltre l’essenziale. Questo uomo, che a sua volta diventerà un nuovo padre, fonda le sue promesse sull’amore e sulla presenza. Il nuovo padre si spinge oltre la cultura del padre punitivo. Questo nuovo padre è soggetto partecipante alla famiglia, desidera “coinvolgersi” con i figli pur mantenendo una funzione diversa dalla moglie.
     Agli inizi del XX secolo, per la psicanalisi tutta la cultura si basava sull’idea dell’uccisione del padre, immagine simbolicamente forte. La prima metà del Novecento è stata caratterizzata da due conflitti mondiali. Soprattutto in seguito al secondo, i rapporti padre-figlio mutarono. Subito dopo il 1945 e la fine della Seconda Guerra Mondiale la situazione sociale era caratterizzata da padri morti, dispersi o impegnati nella ricostruzione generale. Inevitabilmente, nel primo dopoguerra il ruolo educativo dovette essere assunto dalle madri, che per tutti gli anni 50 e 60 rimasero l’unico punto fermo all’interno delle famiglie. Durante il miracolo economico, situato tra gli anni 1955 e 1963, con il miglioramento della

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