qualità della vita si innalzò il livello di istruzione, poiché sempre più ragazzi, sia maschi sia femmine, avevano la possibilità di accedere alla scuola. Il ruolo della donna iniziava a cambiare attraverso l’incremento del livello occupazionale, contemporaneamente, il lavoro non rappresentava più il maggior strumento per la realizzazione del Sé e il privato assumeva importanza e valore.
Vi furono due avvenimenti fra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta che portarono la società a cambiare ulteriormente: i movimenti femministi e i movimenti studenteschi. In conseguenza del femminismo mutò la posizione ed il ruolo della donna all’interno della società ed, in particolare, nella famiglia. Tra gli anni 60 e 70 venne attaccata la paternità tradizionale. Veniva combattuto il padre sociale-punitivo a favore di una maternità che rendeva confusi e labili i confini fra le due figure genitoriali. Dagli anni 60 in poi vi furono una serie di cambiamenti strutturali nella società italiana: la diminuzione dei matrimoni e l’aumento delle convivenze, l’incremento delle separazioni e dei divorzi, la diffusione delle famiglie monoparentali e di quelle ricostruite, la diminuzione del tasso di natalità, l’aumento delle nascite fuori dal matrimonio, l’ampliamento del numero delle donne lavoratrici.
La società statunitense invece è stata caratterizzata dalla presenza del padre che garantiva la funzione economica e l’approvvigionamento del gruppo familiare (breadwinner). Dal 1945 al 1975 il padre era il modello sessuale che permetteva, soprattutto ai figli maschi, di costruire la loro identità sessuale (sex role model). Dal 1975 il padre si occupa della cura dei figli, gioca con loro e si preoccupa della loro educazione, avendo con la prole un’interazione diretta (new nurturant father). Due sono le figure dominanti di questi nuovi padri: il “padre materno”, che abdica alla sua funzione di normatività per spostarsi verso il simbiotico e l’indifferenziato al fine di eludere il conflitto, e il “breadwinner” (cacciatore di reddito), una figura paterna sempre più spostata verso la logica della produttività, il cui unico scopo è quello di procacciare sempre più denaro privando il figlio del tempo da dedicargli, venendo sempre meno alla sua funzione educativa.
Il “Padre Materno” è una nuova stereotipia, frutto da una diversa concezione paterna (se non negata) che rimanda il maschio alla fusionalità con l’oggetto primario e alla corporeità. Un esempio è dato dall’immagine pubblicitaria che presenta sempre un padre bello, seminudo, tutto ridotto a corpo, simbiottizzandosi con il figlio, agendo così l’invidia del seno. Nasce così un padre dolce, femminile e tendenzialmente rivolto al primario.
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