I personaggi che Vitali mette in campo sono tanti e tutti ben diretti; per quest'opera verrebbe voglia di scomodare la definizione di “romanzo corale”, anche se bollarlo in questo modo è forse limitante. Su tutti torreggia la figura sensuale e un po' ingenua della modista, bella e determinatissima nel portare a termine i suoi disegni, senza scrupoli nel servirsi delle sue grazie per legare a sé le sue prede: la storia prende spunto dalle vicende della donna e dai turbamenti che genera nei maschi del luogo, ma come in tutti i libri di Vitali si allarga poi a comprendere un'umanità variegata e autentica. È un'autenticità che nasce dalla schiettezza, dal raccontare con tono leggero e pungente un campionario di miserie e nobiltà tanto più credibili quanto più riconducibili ad ognuno di noi; certamente l'effetto è reso al massimo con l'abbondante uso del discorso diretto, che modifica continuamente la prospettiva del narratore, inducendo il lettore a non soffermarsi solo su un punto di vista, ma a parteggiare e indignarsi, di volta in volta, per le disavventure o le decisioni di questo o quel personaggio.
Un altro tratto caratteristico della scrittura di Vitali è il sottile umorismo: sempre divertente, mai sarcastico, Vitali sembra burlarsi affettuosamente delle piccole manie dei suoi personaggi e il lettore scopre che è impossibile disprezzare l'inconcludente maresciallo Accadi o disapprovare la condotta libertina e calcolatrice della modista, perché la leggerezza della scrittura di Vitali annienta ogni spunto troppo drammatico in una piacevole brezzolina da commedia all'italiana. Intendiamoci, qui non si parla di leggerezza come di caratteristica deprecabile in uno scrittore; è la cifra stilistica unica e riconoscibilissima di un uomo, scrittore e medico, che con l'osservazione del suo prossimo ha imparato che l'indulgenza è la miglior forma di giudizio e, certamente, il miglior modo di raccontare un mondo a parte come quello del lago e dei suoi abitanti.
Silvia Ferrari
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