DECRETO GELMINI: LUCE SULLE MENZOGNE
                                  di Gaudenzio Rovaris

     La legge 133/2008, la Finanziaria, prevede al cap. V, per quanto riguarda Istruzione e Ricerca, una serie di riforme, che risponderebbe ad una maggiore efficienza del settore, ma conseguentemente dei tagli di fondi destinati alla scuola. Il decreto legge sulla scuola è stato approvato dal Consiglio dei ministri il 28 agosto scorso ed ha quindi ottenuto il via in seguito al voto di fiducia proposto dal Governo (321 si, 255 no e 2 astenuti): l’insieme dei tagli previsti in Finanziaria sulla scuola ha scatenato una serie di posizioni critiche che sono state subito cavalcate dall’opposizione, dal mondo sindacale della scuola e, ultimamente, dal mondo studentesco ed universitario. Per inciso, tutto ciò è stato inutile, in quanto il 29 ottobre 2008 il Decreto Gelmini è stato approvato in Senato con 162 voti favorevoli, 134 contrari e 3 astenuti.
     Riprendo da “La Stampa.it” in data 15/10/2008 la scheda “il maxiemendamento scuola” e ne riassumo il contenuto sulle novità: “il ritorno del maestro unico e del voto di condotta: le modifiche inserite nel nuovo testo prevedono, in particolare, che la bocciatura alle elementari continuerà ad essere considerata un evento “eccezionale” e che gli specializzandi Ssis (corso che in pratica avrebbe dovuto sostituire gli esami di abilitazione) potranno essere inseriti nelle graduatorie ad esaurimento non più in coda ma nelle posizioni spettanti in base ai titoli […] scalzando colleghi precari magari da anni in attesa di una sistemazione.
     Da “politica.excite.it” sempre in data 15/10/2008 “…il ministro ha precisato che il tempo pieno non è incompatibile con il ritorno al maestro unico” […] “una scuola che attualmente conta circa un milione e 300 mila dipendenti […] è una scuola che non ha futuro perché spende il 97% del proprio bilancio in stipendi […]”. “L’obiettivo del ministro è di avere meno insegnanti, ma meglio pagati” “Tra le novità… il ritorno del voto di condotta, l’introduzione dell’insegnamento ‘Cittadinanza e costituzione’, il ritorno ai voti numerici e l’adozione dei libri di testo che assicurino di mantenere invariato il contenuto del quinquennio” (in pratica restare gli stessi per cinque anni…).
     Sono piovute diverse critiche: dagli editori, dalle associazioni degli insegnanti, secondo cui il ritorno al maestro unico potrebbe voler dire un taglio da 25 a 83 mila posti. Altri titoli: “Tagli alla scuola: gli organici lasceranno sul terreno 87.335 cattedre, 20 mila delle quali cancellate dalla razionalizzazione dettata dalla Finanziaria 2008 […] si riporterebbe così la scuola italiana sugli

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