standard del continente (rapporto alunni/docenti più basso del 28,9% nella scuola primaria, del 15,1% alle medie e del 6,8% alle superiori e ogni studente costa circa mille dollari in più)” il che sarebbe anche accettabile se il livello di qualità che offre non la assimilasse a quella dei paesi non certo all’avanguardia. “Scuola non al passo coi tempi. Stop ai temi” [Veltroni]; “Università in rivolta contro i tagli del duo Tremonti-Gelmini”; “Se l’Italia arretra tra condotta e grembiulini…” [La Repubblica]. Eppure R. Mannheimer, come riportato da “Il Giorno” del 20 ottobre 2008, ha snocciolato i risultati di sondaggi da cui risulta che più dell’80% degli italiani apprezza la reintroduzione dei voti, più del 60% è favorevole al maestro unico e il 70% al grembiulino. Conclude il suo commento sullo stesso quotidiano Bacialli “fatta eccezione per le riserve di chi ha veramente a cuore il destino della scuola pubblica, è evidente che è in corso una campagna denigratoria di una minoranza specializzata nella demolizione dell’avversario […]. Come si è visto a Fiumicino quando hostess e piloti applaudivano di fronte alla prospettiva di perdere il posto di lavoro, […] molti insegnanti e studenti pur di fare la guerra alla Gelmini sono pronti a colpirsi ripetutamente con la mazza gli attributi”.
     Alberoni, nella sua rubrica sul Corriere del 20/10/2008 “il sessantotto al contrario e il bisogno di certezze” afferma: “all’interno del nostro Paese dobbiamo aumentare l’efficienza e la produttività delle imprese, rendere più seria la scuola, più rigorosa l’educazione, più rapida e sicura la giustizia, più stabile l’occupazione. Tutte cose che non si possono ottenere solo con scioperi, dichiarazioni ideologiche, girotondi e occupazioni. […] Il problema di oggi […] è il bisogno di certezze e sicurezza attraverso la costruzione di un ordine mondiale, di un apparato dello Stato rigoroso ed efficiente, di un’economia solida, di un ethos pubblico e privato. La società postmoderna, liquida, anarchica e permissiva è al tramonto”.
     Dopo questa premessa ecco la mia esperienza di quarant’anni nel mondo della scuola, in cui ho vissuto un po’ tutte le realtà oggi sul tappeto (il sessantotto all’università, abilitato e vincitore di concorso senza corrispettivo incarico per insufficienza di cattedre a concorso, supplente annuale in attesa ogni anno, pluriclasse di cinque classi di montagna, scuola media a tempo parziale e a tempo pieno, scuola superiore in un plesso distaccato, scuola superiore in corsi serali per studenti lavoratori, scuole private, consiglio di istituto, consiglio provinciale, vicepreside senza distaccamento dall’insegnamento, commissario governativo e d’esame).

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