Credo, senza falsa modestia, di aver dato molto alla scuola ed ai miei alunni, molti dei quali mi sono ora amici e mi ricordano con soddisfazione reciproca per il tempo trascorso insieme. Ho sempre cercato di educare, mai di addottrinare o di approfittare del mio ruolo, rispettando le idee diverse dalle mie e dando sempre la massima disponibilità alla collaborazione; non credo che le Istituzioni mi abbiano ricambiato se non in minima parte (lo straordinario degli ultimi anni retribuito con una cifra che avrebbe rifiutato anche una colf di allora e non di oggi…).
     Su quanto sta avvenendo cerco ancora di tenermi aggiornato e di riflettere: non sono molto cambiate le cose in questi quarant’anni, se non la difficoltà di occuparsi per i giovani laureati, che nel frattempo sono aumentati considerevolmente in proporzione alle esigenze del mercato, soprattutto della scuola. Sono sempre stato, e lo sono ancora, rattristato per il fenomeno del precariato nella scuola: non è possibile che un numero enorme di docenti debba attendere ogni anno la venuta della manna di un lavoro, che sia licenziato e riassunto tre mesi dopo senza la minima sicurezza e la possibilità di un avanzamento di carriera. È per me un grande problema sociale che mi rode da tanto tempo: uno Stato che non applica le regole di occupazione che impone ai privati (al terzo contratto a tempo determinato trasformazione con uno a tempo indeterminato).
     Inoltre, sono molto perplesso, come lo sono sempre stato negli anni, sulle manifestazioni studentesche che hanno sempre visto protagonisti “collettivi”, centri sociali, studenti di professione fuori corso che non si laureano neppure con la nuova politica universitaria. Quando poi vedo in prima linea docenti ed allievi di facoltà quaedam dell’università “la Sapienza”, che si sta distinguendo da un certo tempo nel rispetto delle idee altrui…, o la strumentalizzazione di alunni di prima elementare… Penso che sia giusto regolamentare anche le università ed i relativi corsi (alla facoltà di scienze politiche della nostra università ci sono ben 93 corsi di studio, a quella di scienze umanistiche 158), favorire la ricerca seria di ricercatori veri e non solo leccapiedi di baroni, accorpare scuole piccole per quanto riguarda dirigenza ed amministrazione, a volte anche favorire l’inserimento di alunni di pluriclassi in classi normali, non per eliminare le scuole di montagna, ma per dare a tutti la possibilità di usufruire di insegnamenti adeguati all’età, dopo aver fornito servizi di trasporto e di inserimento efficienti e gratuiti alle famiglie (faccio riferimento alla mia esperienza di maestro con 20 alunni distribuiti nelle cinque classi, con le

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