entrata in vigore il 2 maggio 2002, prima della quale sono stati depositati da ogni Stato membro gli strumenti di ratifica, ovvero i progetti per operare ed i limiti prevedibilmente rispettabili nel periodo di impegno (2008 - 2012). La Comunità europea, congiuntamente, si è presa l’impegno di ridurre dell’8% le emissioni di CO2 equivalenti nel periodo di riferimento, tuttavia, entro il 2005, hanno dovuto comunque fornire delle prove di progressi nell’adempimento della riduzione delle emissioni. Limitatamente agli HFC, PFC e SF6, l’anno di riferimento per la determinazione della riduzione delle emissioni è il 1995.
L’Italia, come accennato prima, ha chiesto alla Comunità europea una certa flessibilità nella riduzione delle emissioni; ora sappiamo il perché la UE ha negato la nostra richiesta e possiamo immaginare la motivazione che ha spinto questo Governo a predisporre tale richiesta: siamo lontani dall’obbiettivo preposto. Tutta questa corsa alla realizzazione di pale eoliche ed impianti fotovoltaici atti a ridurre le emissioni di gas serra per produrre energia elettrica pulita ed in casa nostra non sono frutto di un Governo pensante e dalla mentalità ecologica, ma una conseguenza di un immobilismo che in tutti questi anni ci ha reso schiavi degli Stati importatori di energia e petrolio. Sono una scelta dettata dalle minacciose sollecitazioni del Consiglio europeo che è pronto ad incassare le multe di chi non adempie per tempo. Apparentemente stiamo lavorano al massimo per recuperare il tempo perso e per usufruire degli stanziamenti finanziari che l’Europa ci concede, ma se costruiamo gli impianti eolici perché qualcuno ci dà il denaro e poi li lasciamo fermi in quanto vengono costruiti e gestiti dalla mafia, come denunciato da Vittorio Sgarbi, sindaco di Solemi, ai microfoni di “Striscia la notizia” poco tempo fa, quando giungerà la necessità di fornire i dati aggiornati delle nostre emissioni… come ce la caveremo?
Protocollo di Kyoto
della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici
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