riduzione delle emissioni di gas inquinanti sembrano affievolirsi progressivamente.
La conferenza internazionale di Copenaghen, che si terrà dal 7 al 18 dicembre 2009, si avvicina mentre negli Stati Uniti l'approvazione della legge “salvaclima” è in fase di stallo al senato. L'obiettivo dei democratici è quello di raggiungere, entro il 2020, una riduzione delle emissioni di CO2 del 20% rispetto ai dati del 2005, attraverso un mercato di compravendita delle emissioni stesse; parte dell'opposizione repubblicana invece chiede che la produzione di energia nucleare sia incentivata al pari di quella delle fonti rinnovabili e fa presente che la penalizzazione dell'energia prodotta da combustibili fossili potrebbe portare alla perdita di numerosi posti di lavoro. Lo scontro fra le parti rimane acceso al punto che Carol Browner, una fra i principali consiglieri di Obama in campo energetico, fa sapere che ci sono poche possibilità di trovare un accordo su questa legge entro la fine dell'anno (www.terranauta.it). Visto e considerato che gli Stati Uniti sono al secondo posto (dopo la Cina) della classifica dei maggiori produttori di gas serra, l'approvazione della “salvaclima” americana è considerata come base di partenza fondamentale per la buona riuscita dei negoziati di Copenaghen. Per questo motivo il quadro della situazione in vista dell'appuntamento in terra danese rimane più che mai incerto: da parte loro i paesi in via di sviluppo, India e Cina su tutti, chiedono che le nazioni industrializzate forniscano fondi in grado di garantire l'adeguamento delle tecnologie del loro apparato produttivo alle nuove sfide ecologiche, mentre i diplomatici europei moderano le aspettative sugli esiti dell'incontro di Copenaghen.
Uno degli ultimi politici ad essersi espresso in questo senso è stato il ministro italiano dello sviluppo economico Claudio Scajola, il quale in riferimento alla prossima conferenza ha detto: “non porterà ad un accordo ma a passi in avanti significativi. Sarà importante ma non risolutiva.”
In attesa di conoscere gli esiti della vicenda incrociamo le dita sperando che i politici statunitensi risolvano al più presto le problematiche interne permettendo al loro presidente di andare oltre le semplici dichiarazioni di principio, affinché il summit di Copenaghen possa essere assai più produttivo di quanto non si possa sperare in questo momento.
Il prossimo mese, Infobergamo.it si occuperà del trattato di Kyoto, se ne parla da anni ma sembra che i suoi contenuti non siano conosciuti abbastanza. Cercheremo di far chiarezza sulla questione e di capire quali dei paesi firmatari hanno rispettato gli accordi.
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