mia testa che finalmente ha fatto luce su quel che mi stava capitando. Forse sono davvero impazzita... ma qualsiasi cosa sia successa mi ha permesso di farmi forza e trovare il coraggio di guardarmi in faccia. Sa... mio padre mi diceva che quando non sarei riuscita a guardarmi allo specchio avrei avuto la certezza che stavo facendo qualcosa di cui vergognarmi. Ed io per un sacco di tempo non sono riuscita a guardarmi allo specchio. Dentro di me lo sapevo che non era giusto, ma mi vergognavo. Mi vergognavo di sentire quell'insoddisfazione, mi vergognavo di avere 34 anni e di essere apatica, delusa, insoddisfatta. Mi dicevo che dovevo essere contenta di essere viva, e sana, e che anche i miei cari lo fossero, mi dicevo che non mi mancava nulla, ma non riuscivo a gioirne. Non ero contenta e mi vergognavo di questo. Mi sentivo vuota, esaurita."
     Te la senti di raccontarci qualche episodio?
     "Ricordo la sera di un mio compleanno. Avevamo organizzato una piccola festicciola con i suoi genitori, c'era la torta, lo spumante in tavola, si stava discorrendo serenamente. Ad un certo punto lui si alza, prende lo straccio e comincia a pulire il serramento, nella parte più vicina al calorifero, quella che si sporca proprio per colpa del calorifero. Mi guarda e strofina. E noi tre lì a guardarlo, io dubbiosa, loro con l'espressione di chi pensa che se non pulisce lui in casa... sfrega, sfrega e sentenzia: ‘Domani pulisco io.’ Sarei sprofondata, mi sono sentita umiliata e non sono più riuscita a proferire parola per tutta la sera."
     Che tipo era lui?
     "Ordinato, pulito, rigoroso, intransigente, aveva sempre l'ultima parola. Sapeva sempre tutto, padrone della materia, qualsiasi essa fosse aveva sempre l'atteggiamento di quel che ne sa di più. Uno spaccamontagne all'apparenza o nell'ambiente di lavoro, un coniglio in privato."
     Cosa pensavi allora?
     "Mi ritrovavo a chiedermi: perché? Lui mi diceva che non ero una donna, che vicino non aveva una donna degna di chiamarsi tale, che non lo facevo sentire un uomo. Diceva che non lo capivo, che non capivo quel che voleva da me e che non sapevo accontentarlo. Era come se tutto quel che facevo non andasse bene. Era proprio come se lui fosse scontento di me, di come ero, di quel che pensavo, del mio aspetto, di come mi curavo, di come gestivo la nostra casa. Una volta mi ha detto: ‘Il mio cuore piange’ ed io allarmata ne ho chiesto il motivo, e lui mi ha risposto secco: ‘Quando ti guardo’. Ci ho pensato per mesi, ci ho pianto per notti. E alla fine mi chiedevo: perché sta con me se non sono in grado di renderlo felice? Mi sono sposata per amore, mi sono impegnata a stargli accanto ma per

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