amici: “…ad un tavolino nella sua stanza o in un qualunque altro sito, (egli) tirava giù la composizione come scrivesse una letteruccia ad un suo famigliare, anche se fosse stato nel più forte baccano…” L’anima musicale del Donizetti era in pieno fermento. Nel corso del 1818, ebbe un’idea per un’opera per Venezia, dove si era stabilito Bartolomeo Merelli, alunno privato di Simone Mayr. Proprio quest’ultimo fornì successivamente a Donizetti il libretto per l’opera “Enrico di Borgogna”, la quale venne poi rappresentata al teatro S. Luca di Venezia il 14 novembre 1818 e che segnò il suo esordio da operista. Nello stesso teatro, la sera del 15 dicembre 1818, mise in scena la farsa in un atto “Una follia o La Follia del Carnevale (ovvero il Ritratto Parlante)”, sempre su testo del Merelli.
     L’opera teatrale “Enrico di Borgogna” ebbe buon successo e la stampa elogiò il compositore “di buoni talenti provvisto”. Nel 1819, praticamente disoccupato, Donizetti continuò prolifico l’attività di compositore di musica da camera,


realizzando insieme al maestro Mayr la farsa-pasticcio “I piccoli virtuosi ambulanti”, preparata per il saggio di fine anno scolastico, mentre a Venezia andò in scena “Pietro il Grande, Zar delle Russie”, meglio conosciuta come “Il falegname di Livonia”. L’esito fu buono, così, conclusasi positivamente l’esperienza veneziana, il compositore si recò a Mantova dove mise in scena l’opera buffa
“Le nozze in villa”. In questo caso, però, la risposta del pubblico fu abbastanza deludente, così Donizetti fece ritorno a Bergamo dove riprese l’attività di compositore di musica da camera. Tuttavia la strada per il teatro era definitivamente imboccata e nella primavera del 1821, su consiglio del fidato maestro Mayr, compose un’opera destinata ai teatri della città eterna, Roma. La sera del 28 gennaio 1822, al teatro Argentina, il pubblico applaudiva freneticamente la nuova opera di Donizetti, “Zoraide di Granata”, composta su libretto del Merelli. Il compositore, insieme all’interprete principale dell’opera, fu portato in trionfo. Quella data segnò anche l’abbandono definitivo del compositore
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