Le famiglia Donizetti fu presto allietata dalla bella notizia dell’arrivo del tanto sospirato erede, pertanto, per assicurare ancor di più tranquillità economica alla famiglia, Donizetti accettò da Barbaja l’incarico di direttore dei Reali Teatri di Napoli, compito che verrà mantenuto con onore dal maestro per tutta la durata del suo soggiorno nella città. A metà luglio del 1829, i coniugi si trasferirono a Roma, nell’imminenza del parto di Virginia; nacque il tanto atteso erede, il quale, però, visse soltanto pochi giorni a causa della nascita prematura e delle complicanze del parto. Rassegnati, i coniugi fecero ritorno nella città partenopea, dove il musicista compose “Elisabetta al castello di Kenilworth”, opera accolta freddamente dal pubblico.
     Nel corso del 1830, Donizetti compose altre tre opere, “I pazzi per progetto”, “Il diluvio universale” e “Imelda de’ Lambertazzi”, tutte rappresentate a Napoli, poi, con l’autorizzazione del Barbaja, partì per Milano, dove lo attendeva un contratto firmato con il duca Pompeo Litta per la rappresentazione al Teatro Carcano dell’opera “Anna Bolena”. Prima, però, fece tappa nella amatissima città natìa, Bergamo, per salutare i genitori, i vecchi amici e il suo caro maestro Mayr. L’opera “Anna Bolena” fu composta sulle rive del lago di Como, a Moltrasio, nella villa della cantante Giuditta Pasta, che ne fu poi l’interprete. Questo melodramma fu importante per la carriera artistica del maestro per due motivi: il primo in quanto rappresentava la rivincita sui primi insuccessi meneghini, ai suoi esordi come musicista, mentre il secondo perché rappresentava un confronto diretto con il Bellini, il quale, come era risaputo negli ambienti musicali, veniva stimato tantissimo dal Donizetti senza però esserne ricambiato. La grandezza di quest’opera parte proprio dal libretto, di Felice Romani, autore anche del libretto de “La Sonnambula”, capolavoro di Bellini, che andò in scena nel medesimo anno. Stesso anno, identico librettista, medesimi interpreti e, casualmente, tale e quale luogo di composizione delle musiche, il lago di Como: il confronto a distanza fra i due musicisti fu inevitabile. “Anna Bolena” trionfò in tutta la Penisola e sulla ribalta dei maggiori teatri europei, dando del filo da torcere al Bellini, che si ritrovò a meditare, piccato, sui successi del compositore bergamasco. Quest’opera, nella quale emergeva l’animo romantico del Donizetti, infiammò anche lo spirito di Giuseppe Mazzini, che prese a stimare il musicista vedendo il lui l’interprete principale di quei valori patriottici che Giuseppe Verdi aveva fatto propri. Anche all’Osteria Tre Gobbi, gestita dall’amico Bettinelli, gli amici bergamaschi e il maestro Mayr brindavano al successo del Donizetti.
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