carriera lo inquietavano assai: alla soglia della trentina, Donizetti ancora non aveva una stabilità economica che potesse dargli delle certezze per il futuro. Pertanto, accettò il posto di maestro di cappella e direttore del teatro Carolino di Palermo per un modesto stipendio e per la durata di un anno. Per il teatro palermitano scrisse “Alahor in Granata”, nel gennaio 1826, e “Il Castello degli Invalidi”, andato perduto.
     Allo scadere del contratto, lasciato Palermo fece ritorno a Napoli, dove ebbe modo di conoscere l’esordiente Vincenzo Bellini. Mise in scena “L’Elvida”, rappresentata in città il 6 luglio 1826, ma il suo animo rimaneva alquanto insoddisfatto. Nella stessa estate, scrisse l’unica opera non commissionata da un teatro, l’opera tragica “Gabriella di Vergy”, che venne rappresentata solo nel 1869. Il musicista era stregato dalla figura di Gabriella “…che muore dal dolore e dall’orrore” e sembrava aver trovato, finalmente, il modo giusto per esprimere la sua personalità artistica gettando le basi per i suoi futuri capolavori. Tuttavia, il 1826 fu un anno importante anche per la vita privata di Donizetti: scrisse una farsa “La bella prigioniera” e un duetto per due soprani, dedicandoli a Virginia Vasselli, sorella di Antonio, suo amico. Nel 1827, dopo il trionfo di “Olivo e Pasquale”, il compositore si fidanzò ufficialmente con la bella Virginia.
     Durante il periodo napoletano, Donizetti ebbe come impresario Domenico Barbaja, un personaggio di spicco nel mondo teatrale sia italiano quanto estero. Il contratto che l’impresario fece stipulare al compositore era alquanto rigido: dodici opere in tre anni. Nel 1827, compose tre opere: “Otto mesi in due ore”, “Il borgomastro di Saardam”, su libretto di Gilardoni, e “Le convenienze e le inconvenienze teatrali”, una specie di satira sul mondo teatrale, su libretto proprio del Donizetti. Scrisse anche “L’esule di Roma”, che venne messa in scena il 1° gennaio 1828: l’opera ottenne uno strepitoso successo al Teatro San Carlo e procurò al musicista l’onore di partecipare, con una sua produzione, all’inaugurazione del Teatro Felice di Genova. Non solo, quest’ultima opera fece il giro del mondo e diede a Donizetti una popolarità inaudita. Per l’inaugurazione del teatro genovese, invece, la sera del 12 maggio dello stesso anno, mise in scena “Alina, regina di Golconda”.
     Per rispettare i dettami rigidi del contratto con Barbaja, Donizetti si rimise a scrivere e compose tre nuove opere, “Gianni di Calais”, “Il giovedì grasso” e “Il parìa”. La sua vita lavorativa era alquanto frenetica, ma anche la sua vita sentimentale non era da meno. Il primo giugno di quell’anno sposò la bella Virginia Vasselli. Fu quello un periodo felice per il musicista e il suo stato d’animo si rifletteva nell’allegria delle sue musiche.

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