nelle Sacre Scritture, che sostenevano una teoria geocentrica dell’Universo, scatenando così una prima ammonizione a Galileo da parte del Cardinale Bellarmino… ma egli, dopotutto, non faceva altro che confermare quanto già espresso a suo tempo dal filosofo Copernico.
     Una nuova polemica stava però per accendersi. Nel novembre del 1968 comparvero nel cielo tre comete, evento che attirò l’attenzione degli astronomi di tutto il mondo. Subito la Chiesa, attraverso il gesuita Orazio Grassi, approfittò dell’occasione per sostenere l’ipotesi che le tre stelle fossero corpi situati “oltre il cielo della Luna”, utilizzando questa teoria per avvalorare la tesi che la Terra è posta al centro dell’Universo e tutti gli altri pianeti in orbita intorno al Sole, secondo quanto espresso dalla teoria eliocentrica. Di nuovo intervenne Galileo a difesa della teoria copernicana, affermando, in forma erronea, che le comete non erano corpi celesti, ma effetti ottici prodotti dalla luce solare sui vapori emanati dalla Terra, contraddicendo così le teorie del gesuita.
     Le polemiche nei confronti della Santa Chiesa divennero roventi. Il 6 agosto 1623 morì papa Gregorio XV e salì al soglio pontificio Maffeo Barberini, da molti anni amico ed estimatore di Galileo: sembrava che i tempi cambiassero e fossero più favorevoli per lo scienziato, ma in effetti non fu così. Egli arrivò a Roma e chiese udienza al nuovo Papa per ben sei volte, per ottenere benemerenza e tolleranza verso le sue teorie copernicane, ma non ottenne quanto richiesto: il Papa non si espresse né a favore né contro le teorie di Galileo.
     Seppur in modo estremamente prudente e cauto, Galileo non riusciva a non confutare con le sue osservazioni scientifiche tutte le teorie allora in essere, le quali risultavano errate. Gli studiosi della Chiesa difendevano strenuamente le loro teorie geocentriche, ma ogni volta che si esprimevano pubblicamente Galileo li confutava. Nella “Lettera” egli per la prima volta enunciò quello che sarà in seguito chiamato “principio della realtà galileiana”: ai sostenitori dell’immobilità della Terra, osservazione giustificata dal fatto che i corpi cadono perpendicolarmente sulla superficie terrestre anziché obliquamente come apparentemente dovrebbe avvenire se la Terra si muovesse, Galileo rispose portando ad esempio una nave dove, sia essa in movimento o completamente ferma, il fenomeno della caduta dei corpi si verifica esattamente nello stesso modo perché “il moto universale della nave, essendo comunicato all’aria e a tutte quelle cose che in essa vengono contenute, e non essendo contrario alla naturale inclinazione di quelle, in loro indelebilmente si conserva”.

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