ad evitare, anche quest’anno, il ricorso a nuove deroghe, tanto che lo scorso dicembre la giunta regionale aveva adottato una delibera nella quale invitava il consiglio a non assumere ulteriori deliberazioni in contrasto con quelle dell’UE sulla caccia in deroga.
     Senza troppi indugi e ripensamenti, il consiglio regionale, giunta l’estate, proponeva invece nuove ipotesi di deroga fino ad arrivare alla contestata adozione della legge attuale che, tanto per far chiarezza, introduce un principio sostitutivo, ammettendo cioè la caccia a nuove specie ed escludendo quelle già cacciabili in precedenza. Dal punto di vista politico appare chiaro che l’intendimento della maggioranza regionale sia rivolto ad una attenzione per il mondo venatorio, evidentemente ancora ritenuto comparto importante e non pronto ad accettare forti limitazioni che suonerebbero come implicita soppressione dell’attività, con buona pace delle agguerrite associazioni ambientaliste e di protezione faunistica. L’unica certezza, in questo ambiguo contesto legislativo, è che l’Unione Europea non potrà far altro che dare corso a nuove procedure d’accertamento con la determinazione di nuove sanzioni per la violazione della normativa comunitaria, ragione che ha spinto i consiglieri regionali ad esprimere segretamente il voto “pro deroga” allo scopo di allontanare il rischio di essere chiamati a rispondere in prima persona per l’ammenda che graverà su tutti i cittadini lombardi. Molti rappresentanti dell’opposizione si sono dissociati dal provvedimento ed alcune associazioni ambientaliste hanno dichiarato di voler denunciare all’autorità giudiziaria i consiglieri favorevoli a questa legge, che rende evidenti e palesi i rischi per le specie cacciabili e che offende la legalità delle istituzioni regionali.
     A livello nazionale si sono moltiplicate, invece, le aperture anticipate della stagione di caccia in varie regioni e da mesi si fa largo l’ipotesi di un disegno di legge che regoli l’attività venatoria, che sembra, però, contenere equivoche proposte: dalla possibilità di cacciare in aree protette fino alla caccia consentita nelle aziende agricole anche fino a un’ora dopo il tramonto; sembrerebbe stralciata, invece, l’ipotesi di rilasciare il patentino anche ai sedicenni, decisione ritenuta forse eccessiva e temeraria in un momento in cui si rende necessario limitare le attività venatorie inibendo la possibilità di trovare nuovi accoliti.
     La morale di questa consuetudine si può insomma leggere nella incapacità e nella non volontà degli organi legislativi di non voler alterare uno status quo consolidato, respingendo indirettamente i princìpi sanciti dall’organismo rappresentativo della volontà collettiva europea che si è voluta freneticamente perseguire, ma che, come radicata abitudine nazionale impone, è oggetto di sistematiche violazioni.

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