più vedere la luce del sole, mai più. Quest’uomo e la sua famiglia, hanno fatto avanti e indietro da quella stanza d’ospedale per anni, non un giorno, non una settimana, non un mese e neppure un anno, ma per… 17 anni, un bel lunghissimo plurale: anni. Lo sanno solo loro cosa hanno provato ogni volta che han varcato quella soglia d’ospedale, sanno solo loro quante speranze gli saranno morte in gola, quante volte avranno visto la loro bimba lì stesa e avranno desiderato di cogliere un minimo, impercettibile, leggerissimo cenno di vita. Sanno solo loro quante volte avranno assistito, svestito, accudito, lavato, girato, spostato quel corpo purtroppo inerme.
     Questa cos'è stata vita per Eluana? È stata dignità forse? Come si può avere il coraggio di puntare il dito! Perché – mi domando – tutto, anche queste sofferenze, sono diventate politica? Perché la politica ha allungato le sue mani ovunque e può permettersi di invadere la vita, drammatica, di una famiglia? Perché la politica non diventa pietà? Certo lo Stato non può tacere, lo Stato è come un capo famiglia, un padre, deve dettare regole, deve vigilare e soprattutto deve dare l’esempio. Vero, tutto vero. E allora perché lo Stato non ha ancora legiferato? Perché ha aspettato Eluana per decretare il suo sì o il suo no alla sospensione dell’alimentazione? Che esempio è stato questo? Che padre è quello (lo Stato) che si dimentica dei suoi figli? Un padre assente, che per anni non ha risposto alle domande di un figlio che piangeva e soffriva e chiedeva aiuto, aiuto… anche forse solo psicologico, morale, un abbraccio simbolico di solidarietà per un padre (Englaro) al capezzale di una figlia… per anni silenzio ed ora questo Stato-padre si sveglia e seguendo l’eco dei mass media decide di puntare il dito a sua volta. Non posso credere che lo Stato sia solo capace di agire per rispondere all'opinione pubblica che lo interroga...
     Con questo non voglio schierarmi a favore o contro l’eutanasia, non ne ho le conoscenze, non ne ho ora i mezzi. Però provo una gran pena nel cuore ogni volta che vedo la fotografia di Eluana. Che sia in televisione o su un giornale, ogni volta che vedo quel sorriso mi si stringe il cuore. Se fossi in lei, se fossi in Eluana, se fossi nel signor Englaro, desidererei solo di essere lasciata stare. Pietà. Non so quale possa essere il limite della pietà e della dignità, ma… ci vuole rispetto e umiltà, sempre nella vita, ma in particolare in questi casi. Esiste Dio e lui potrà e saprà giudicare, così come saprà accogliere l’anima di Eluana che non c’è più e donarle finalmente la pace.

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