mirabile compostezza dello stile. Devo però aggiungere che già la prima lettura mi portò immediatamente a qualcosa che conoscevo bene della prima infanzia di Carola, quella bambina che non avevo mai incontrato ma che indirettamente era stata la co-protagonista con la sua mamma di un fruttuoso lavoro psicoterapeutico centrato sulla relazione madre-bambino.
     Infatti, quando Carola aveva circa tre anni e mezzo, la sua mamma era venuta da me per le crisi acute e invasive di tipo eczematoso della bambina, ricorrenti da più di un anno. Questa situazione aveva portato a una ricerca insistente di rimedi e ad un puntuale e sofferto impegno nel seguire terapie farmacologiche ed un’alimentazione adeguata. Ciò nonostante, le notti passate con la piccola fra le braccia a lenire il dolore fisico con medicamenti, ma anche ad accarezzarla lungamente a più riprese in un abbraccio carico di sconforto, sembravano non avere mai fine. Prima di queste crisi, la bambina portava le tracce della dermatite atopica in modeste macchie localizzate in alcuni punti del corpo.
     Cercando nella storia del loro rapporto troviamo che la fine dell’allattamento, impostasi con i diciotto mesi, aveva generato nella madre un profondo vissuto di perdita, di rottura della relazione, che a sua volta aveva prodotto un inconsapevole capovolgimento nell’atteggiamento e nel comportamento verso la bambina. La madre romantica s’era “istintivamente” trasformata in una madre fredda che si occupava prevalentemente delle necessità materiali del vivere quotidiano e di dispensare le norme. Le crisi invasive di dermatite sembravano proprio esprimere attraverso la pelle la perdita vissuta dalla piccola nella relazione con la mamma. Il sintomo, con le sue strazianti richieste di cure fisiche, di contatto e di carezze, sembrava voler riempire la distanza creatasi fra la bambina e la madre negando lo strappo che s’era venuto a creare nel loro rapporto .
     Nella prospettiva degli affetti, le crisi di dermatite che assalivano la piccola avevano dunque trovato una loro possibile causa scatenante. Aiutando la mamma a prendere coscienza di quanto le era successo “dentro” e la misura in cui questo l’aveva trasformata, stravolgendo la relazione con la piccola, abbiamo potuto sciogliere le tensioni, far nuovamente scorrere la linfa vitale dall’una all’altra. Così la mamma ha ripreso a guardare e ad ascoltare la sua bambina sentendo di nuovo l’amore, il bisogno e il desiderio che la sua creatura aveva di lei. Via via che il rapporto riprendeva, la comunicazione, lo scambio delle emozioni e dei pensieri rifluivano, la pelle si calmava: le notti si facevano più quiete, la bambina e la sua mamma potevano ricominciare a dormire …magari ancora abbracciate!

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