TANORESSIA… NUOVA MODA O MALATTIA?
di Cristina Mascheroni
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Appena rientrata da un magnifico soggiorno in un paradiso tropicale dove il sole le ha fatto compagnia nelle lunghe giornate passate in spiaggia, raggiante, una giovane donna entra in ufficio e il commento laconico delle colleghe è: “mmmh… però, non sei molto abbronzata!”. Sgrunt, delusione.
Cambia la scena, non cambia il commento. Primo week-end sul litorale di casa nostra: dopo aver passato ore a far la fila in autostrada, sempre sotto il beneamato solleone, la ragazza si spalma coscienziosamente di crema abbronzante alla carota per cercar di persuadere la sua “cara” melanina a far capolino dalla pelle. Al ritorno in ufficio, la collega, sempre invidiosetta, si avvicina con il braccio e fa il confronto, impietosa: “Wow, sono abbronzata più di te, anche se sono rimasta sul balcone di casa!”. Che nervi…
È inutile, qualsiasi cosa si faccia o si dica, al rientro dalle vacanze o dal week-end fuori porta, sia al mare quanto in montagna o a scarpinar per città d’arte, negli ultimi tempi alle persone non dobbiamo più mostrare le fotografie dei luoghi visitati, ma il nostro souvenir è una perfetta abbronzatura.
Nonostante le campagne di prevenzione svolte ogni anno dalle più coscienziose case cosmetiche e non (quest’anno, furoreggia sulle principali riviste la campagna di sensibilizzazione promossa dalla Fondazione Umberto Veronesi “Pelle, confine dell’anima”) la minaccia del rischio di melanoma è sentita da tutti come qualcosa di molto distante, non concretizzabile, mentre cresce il piacere di sentirsi abbronzati, quindi dall’aspetto particolarmente accattivante. È inutile, i media continuano a ripeterlo, ci martellano per convincerci che solo se sei abbronzato sei una persona vincente, i visi pallidi fanno tristezza.
Mentre i ricercatori si affannano ad elaborare strategie educative che tengano a freno le cattive abitudini (eccesso di utilizzo di lampade abbronzati e prolungate esposizioni solari senza proteggere la pelle con un filtro solare adeguato), i media lanciano l’ennesimo allarme: “Estate: pericolo tanoressia?” Secondo il dermatologo Matteo Cagnone, presidente dell’Irdeg (Istituto di ricerca e cura di dermatologia globale) che ha condotto una ricerca su 4 mila persone, il “tanoressico” (da tan, abbronzatura in inglese) non si vede mai abbastanza abbronzato, così come l’anoressico non si vede mai abbastanza magro. Si tratta di un eccesso che porta alla dipendenza da abbronzatura, in ogni periodo dell’anno. Il dermatologo ci ricorda i rischi di un’eccessiva esposizione al sole: tumori alla
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