una delle sue ragazze del momento. Sue era una ex cameriera che occasionalmente posava per riviste o per qualche artista bizzarro di quelli che le capitava di conoscere al Kissin' Lounge, il locale alla moda che stava nella parte alta della città dove anche Morris l'aveva incontrata per la prima volta. Era una incantevole ragazza, ma anche lei non faceva per lui, o meglio: era lui che non faceva per lei come neanche per ogni altra donna che avesse conosciuto in quegli ultimi anni.
Si sentiva relativamente tranquillo, quel pomeriggio, e di certo non aveva voglia di farsi distrarre dalle solite paranoie che solitamente lo conducevano a quegli eccessi che lo stavano consumando lentamente; si fece portare in camera un semplice bicchiere di vino fresco che posò sul tavolino di cristallo basso e squadrato. Raccolse la Telecaster adagiata sulla moquette e accese il piccolo amplificatore. Una dopo l'altra provò tutte le parti di chitarra delle canzoni che facevano parte della scaletta e una volta tanto si sentì appagato. L'elenco dei pezzi in programma includeva anche brani del vecchio repertorio dei VirgoFlesh, ma l’esibizione del gruppo era per lo più centrata sulle canzoni tratte dall'ultimo disco registrato in studio.
Morris amava particolarmente due delle sue canzoni più recenti. Le sentiva totalmente sue non solo perché egli stesso ne era l'autore ma anche perché gli pareva che quelle parole avessero la capacità, in altre canzoni ciò non accadeva molto di frequente, di rendere più comprensibili anche a se stesso le sue più profonde inclinazioni e riuscissero a mettere a fuoco quel che più, negli ultimi anni, gli era mancato veramente. “Celeste” era una ballata rock melodica ma grintosa con la Telecaster e l'organo Hammond in primo piano; un brano che aveva qualcosa di nostalgico che a lui ricordava i bei tempi passati, quando gli era ancora possibile provare sentimenti d'amore autentico per una donna semplice e pura come quella che aveva descritto nella canzone. “House in the green”, invece, ben conosciuta dal pubblico dei concerti, aveva come protagoniste solamente la sua voce e la sua chitarra e continuava a essere uno dei punti di forza delle serate live. Morris vi si dedicava totalmente e la cantava ad occhi chiusi, come se non volesse cedere all'emozione che comunque, a tratti, almeno a giudicare dal leggero incrinarsi della sua voce, sembrava dentro di lui riuscire a prevalere. Nell'interpretare quella canzone Morris semplicemente si faceva prendere dal desiderio di tornare indietro negli anni per rivivere, anche se solo per qualche attimo, l'atmosfera che respirava nella casa dei suoi vecchi nascosta nel verde, quella casa dove egli aveva vissuto ogni istante della sua prima giovinezza.
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