più, presso una sempre più preoccupata Maria Teresa, fu quello del matrimonio non ancora consumato dai due sposini. Quello che a noi può apparire un'assurda imposizione, per dei matrimoni combinati era la regola: il preciso dovere di Maria Antonietta, per poter legittimare la sua posizione a corte, era quello di mettere al mondo uno stuolo di pargoli con sangue misto Asburgo-Borbone. La prima figlia, chiamata Maria Teresa in onore dell'imperiale nonna, nacque nel dicembre 1778. Nonostante fosse una femmina, e quindi non il delfino reale che tutti attendevano, la nascita della bambina tolse Maria Antonietta dall'imbarazzante posizione in cui si trovava. Maria Teresa non fu la sola figlia di Luigi e Maria Antonietta; il tanto atteso delfino giunse qualche anno dopo, nel 1781. Nel 1783 ebbe un aborto, ma nel 1785 mise al mondo un altro maschio, Luigi Carlo, destinato a diventare il delfino dopo la morte prematura del secondogenito. La piccola Sophie morì invece molto piccola.
     Abituarsi ai rigidi cerimoniali di Versailles non fu facile per Maria Antonietta, una ragazza totalmente priva della malizia necessaria a gestire tutti i favoritismi e le aspettative dei cortigiani, rigidamente gerarchizzati a seconda del titolo nobiliare e della vicinanza alla famiglia reale. Da quando poi divenne madre, il suo lato più tenero prevalse, rendendole invisa ogni ampollosità; il palazzo del “Petit Trianon” a Versailles, più che il capriccio di una regina viziata, era il tentativo di Maria Antonietta di ricreare il mondo bucolico della sua infanzia, durante i soggiorni estivi austriaci. Chi conobbe la regina personalmente è concorde nell'affermare la sua innata bontà di cuore e la sua semplicità di modi; astemia e sempre pronta ad aiutare il prossimo, Maria Antonietta fu tuttavia oggetto della feroce satira dei “libellistes”, sin dal suo arrivo in Francia. Questi autori non andavano certo per il sottile; senza alcun contatto personale con la regina, inventavano ogni sorta di avventura pornografica per screditare l'“Austriaca”, come venne sempre soprannominata con disprezzo. Il popolo venne quindi addestrato a immaginare la regina come una viziosa arpia, sempre pronta ad organizzare orge nelle sue stanze a Versailles, dedita all'alcool ed al gioco d'azzardo, e segretamente occupata a tessere trame contro la nazione per permettere all'Austria di impossessarsi della Francia. Nulla di più lontano dal vero e soprattutto privo di fondamento; ma furono proprio questi libelli a decretare la condanna a morte della regina, avendo convinto le masse della loro veridicità, semplicemente perché “se qualcosa viene ripetuto costantemente non può che essere vero”.

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