L'ULTIMA PARTITA A CARTE
di Mario Rigoni Stern
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Un libretto di un centinaio di pagine, “esile ma denso di vita”; Mario Rigoni Stern presenta così “L'ultima partita a carte”, nato dalla richiesta della Fondazione Cini di intervenire al XXXIX Corso Internazionale d'Alta Cultura nel settembre del 2007. Rigoni Stern narra così della sua esperienza di ragazzo durante la Seconda Guerra Mondiale.
Appena diciassettenne, si arruolò negli Alpini: nelle sue terre natali, tra le montagne di Asiago, è ancora forte il ricordo della Grande Guerra. Le montagne intorno custodivano reliquie di quegli anni difficili e non era raro per il giovane Mario ritrovare scheletri di soldati morti combattendo contro il nemico o contro la fame, resti di fucili, munizioni; la natura si riappropria sempre dei suoi luoghi e la patina del tempo curava lentamente le ferite dei sopravvissuti. Spesso si vedevano reduci tornare nei posti dove avevano combattuto, magari perdendo qualche amico o compaesano; al giovane Rigoni quella guerra crudele sembrava una cosa “lontana e irripetibile”. I fatti storici del 1939, quando la Germania invase la Polonia, arrivarono in sordina sull'altopiano di Asiago.
L'avventura di Rigoni nei corpi militari italiani iniziò con una sfortunata leva intrapresa per avvicinarsi ad una ragazzina veneziana di cui era innamorato; i due giorni all'Arsenale di Venezia si conclusero con un'esclusione dai Corpi Reali Equipaggi Marittimi per quel montanaro che non sapeva nemmeno nuotare. Fatto ritorno al paese, Rigoni decise di tentar l'arruolamento nelle file degli sciatori rocciatori ed andò decisamente meglio. La paga giornaliera di 1,55 lire era uno dei motivi che attiravano Rigoni nell'esercito: i tempi erano duri per tutti, il pane si comprava con la tessera annonaria e la famiglia dello scrittore attraversava un periodo di grande difficoltà economica. Dopo essere stati costretti a vendere lo stabile che possedevano nella piazza del paese ad un compaesano tornato dagli Stati Uniti dopo aver fatto fortuna, trasferirono il loro negozio nella casa che un altro parente aveva fatto costruire; i figli dovettero arrangiarsi per non essere di peso alla famiglia, chi andando a Milano a lavorare presso una parente, chi come Mario entrando nell'esercito per una ferma di due anni, che si sarebbero poi prolungati di molto.
Rigoni venne trasferito ad Aosta, dove iniziò il periodo di addestramento; dopo allenamenti, esercitazioni, escursioni in alta montagna, gli aspiranti allievi rocciatori rimasero in una decina. Arrivò il 1939 e con esso gli avvenimenti
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