"L'ASSASSINIO DI ROGER ACKROYD" (1926) E
"ASSASSINIO SULL'ORIENT EXPRESS" (1934)

                                  di Aghata Christie

     Se cercate un buon libro da portare in vacanza, che sia appassionante ma scorrevole, intelligente ma non pedante, potete contare sull'intera opera di una scrittrice famosissima e molto prolifica: “Dame” Aghata Christie. Con i suoi ottantacinque gialli - senza contare i racconti, i romanzi rosa, le opere teatrali - scritti nell'arco di sessant'anni, tra il 1920 e il 1976, non si ha che l'imbarazzo della scelta! Una media di un romanzo e mezzo all'anno; non male per una lady inglese che iniziò a scrivere solo per provare alla sorella che sarebbe stata in grado di imbastire un romanzo giallo! Un ottimo modo per affrontare l'imponente mole di lavoro della Christie è quello di proseguire cronologicamente, partendo dal primo romanzo del 1920, “Poirot a Styles Court” (che segna l'esordio di uno dei personaggi più famosi ed amati della scrittrice), per finire con l'autobiografia postuma del 1977. Oppure, si può seguire le orme del detective belga, scegliendo i romanzi di cui è protagonista, intervallandoli con la serie dell'ironica ed acuta nonnina detective, Miss Marple, tuttavia, visto che il nostro scopo è quello di consigliarvi una lettura distensiva ed appagante, punteremo su un'accoppiata vincente di grandi classici: “L'assassinio di Roger Ackroyd” (1926) e “Assassinio sull'Orient Express” (1934).
     Protagonista assoluto di entrambe le indagini è Poirot, ora in veste di “pensionato” in un villaggio di campagna, ora di vacanziere sul treno più celebre e lussuoso dell'epoca. I due romanzi sono accomunati dalla natura del delitto, che avviene in un luogo circoscritto, quando non chiuso e senza possibilità di fuga, come l'Orient Express bloccato da una tempesta di neve. Le indagini, come in tutti i romanzi in cui è Poirot a dominare la scena, sono affidate solo all'intuito, alla capacità d'osservazione e all'incessante lavorio delle “piccole cellule grigie” di cui Poirot va molto fiero; negli anni '30, nessuna fantascientifica apparecchiatura alla “CSI” poteva aiutare i detective, che dovevano essere anche un po’ psicologi per sfruttare al meglio le testimonianze delle persone coinvolte nei fatti. Ne “L'assassinio di Roger Ackroyd” la narrazione è affidata al medico del villaggio in cui avviene il delitto, dove Poirot si è ritirato a vivere dopo una vita trascorsa in polizia. Attraverso il suo diario degli eventi di quel periodo, scopriamo i mille piccoli segreti e le bugie incastrate nel tessuto di relazioni sociali di un apparentemente placido villaggio inglese.

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