TOLLERANZA – SATIRA – INTELLIGENZA
di Gaudenzio Rovaris
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Quando insegnavo, uno degli argomenti che a me piaceva molto e stuzzicava l’interesse degli allievi (ricordo soprattutto i lavoratori studenti dei corsi serali, molti non più… giovani) era l’Illuminismo. Ero solito affermare che quel momento era l’apice di una parabola della civiltà tra l’antichità e il mondo moderno: la scoperta dei “lumi” avrebbe portato alle grandi rivoluzioni (americana, francese e, anche se più evoluzione che rivoluzione, industriale), avrebbe portato l’uomo a liberarsi dell’oscurantismo medioevale per aprire una nuova società, basata sulla dichiarazione dei diritti, alla base della rivolta delle colonie americane, e sulle tre parole, simbolo della rivoluzione francese, libertà, uguaglianza e fraternità.
Non pensavo allora che i “lumi” avrebbero potuto portare alla liberalizzazione sessuale, allo sfacelo delle famiglie, alla mancanza d’ideali nei giovani, all’utilizzo di ogni occasione per sfogare istinti repressi di ogni segno.
Parlavo di tolleranza e mi rifacevo a Voltaire: “…Nella Francia della metà del Settecento [in cui viveva] sono ancora presenti forti contrasti ideologico-religiosi. La pratica della tortura e dell'incriminazione sommaria è più che in uso e basta poco perché un clima tanto avvelenato esploda in ritorsioni estremamente violente verso gli esponenti della parte avversa, quale che sia in quel momento.
In questo ambiente culturale Voltaire si batte contro quella che definisce come "superstizione": un misto di fanatismo religioso, irrazionalità e incapacità di vedere le gravi conseguenze del ricorso alla violenza gratuita, alla sopraffazione, alla tortura e diffamazione, che spesso spazza via intere famiglie. In particolare Voltaire rivolge la sua attenzione e l'opera della sua penna a diversi casi di clamorosi errori giudiziari finiti in tragedia. Tra i vari merita ricordare i più famosi: il caso Calas, il caso Sirvet, e quello di La Barre.” (Wikipedia.org/Trattato_sulla_tolleranza).
Jan Calas è accusato e giustiziato con l’accusa di aver ucciso il figlio perché si era convertito al cattolicesimo; la famiglia Sirvet fugge prima di subire la stessa condanna in seguito al ritrovamento della figlia, che si era convertita da poco al cattolicesimo, morta; l’ateo La Barre viene giustiziato perché non si toglie il cappello davanti ad una processione…
La discussione inevitabilmente finiva con l’accentrarsi sul significato della parola verità alla luce della ragione: la verità é una e non si presta a interpretazioni personali quasi sempre suggerite da individualismi, da interessi egoistici e da una cultura che si è formata nel mondo dei benestanti.
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