BUON NATALE CARO AMICO MIO
                                  di Emanuela Fornoni

     Cari lettori di Infobergamo.it, giusto ieri notte stavo pensando all'introduzione di questo articolo: pensavo di aggiornarvi sulla mia vicenda all'Agenzia delle Entrate (che si è conclusa sì ma merita un approfondimento perché fa ridere...), pensavo di commentare le recenti uscite di Saviano... oppure di dare spazio alle nuove norme introdotte da Cristian Invernizzi, Assessore alla Sicurezza del Comune di Bergamo, per combattere la criminalità in via Quarenghi, e a coloro che hanno deciso, di contro, di organizzare proprio una festa in via Quarenghi per protestare contro queste norme (e anche su questa vicenda ci sarebbe da ridere...), invece voglio raccontarvi una storia di sentimenti, la storia di un'amicizia nata ormai più di dieci anni fa. Spero che me lo permettiate e, con voi, anche il nostro direttore.
     La folgorazione mi è proprio venuta stanotte perché prima di addormentarmi ripenso sempre alla mia giornata e a quello che avrei voluto fare o a quel che ho fatto. E, a tal proposito, mi capita spesso di dirmi: "Volevo mandare un SMS a N... volevo chiamarlo... e non l'ho fatto". I motivi sono i più disparati: la fretta, il lavoro, i pensieri quotidiani che comunque ti distolgono... nessuno di questi è però un motivo sufficientemente valido da giustificarmi.
     Ormai, più di dieci anni fa, una sera, una mia cara collega mi ha riferito del desiderio di scrivere e della passione per la scrittura di un curioso barista di Bergamo. Curioso in quanto ogni giorno indossava una camicia che definire dai colori accesi era poco e un cravattino abbinato e allegro. Perché? Perché il buongiorno, avrà pensato da buon barista, si vede dal mattino e una persona che al mattino va a bere il caffè da lui deve trovare allegria e un bel sorriso. Col tempo, mi ha spiegato che, oltre al sorriso, offriva anche un caffè eccellente, "perché il caffè è un piacere da gustare e deve essere buono... se no che gusto c'è...".
     Il suo bar apriva tutte le mattine in Piazza Garibaldi, proprio sotto al mio ufficio. Così una sera, dopo il lavoro, mi sono presentata e sono andata a conoscerlo. Abbiamo chiacchierato per un'ora, il suo entusiasmo è stato coinvolgente. Il giorno dopo, in ufficio, mi sono messa a leggere alcuni tra i racconti che mi aveva fatto consegnare dalla mia collega per "valutare" il suo stile e ho dovuto riconoscere che ci sapeva fare: era uno stile di scrittura da narrazione, non da articolo di giornale, ma l'entusiasmo e la proprietà di linguaggio erano evidenti. È iniziata così la nostra amicizia e anche la nostra

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