FA' LA COSA GIUSTA 2010
                                  di Mariangela Traficante

     Un fine settimana di metà marzo, in una Milano che regala un piacevole anticipo di primavera (la stagione arriverà solo dopo…), le strade che dalla metrò portano a Fieramilanocity sono percorse da una folla allegra e variegata: è il pubblico di “Fa’ la cosa giusta”, la fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, che quest’anno ha festeggiato la settima edizione, dal 12 al 14 marzo 2010, senza smettere di crescere. Oltre 620 gli espositori, con un incremento del 20%, dicono da “Terre di Mezzo”, la onlus e casa editrice milanese che è ormai una realtà consolidata.
     Salita una rampa di scale, pronti, via. Ai tornelli il biglietto d’ingresso è un libro: il catalogo della fiera, oppure l’interessante volume di Stefania Cecchetti “I mostri nel mio frigorifero” (Terre di Mezzo editore): brutte sorprese per chi è abituato ad un’alimentazione, diciamo, industriale, ma non solo; l’autrice svela vizi e virtù di merendine, yogurt e altro. Cosa fare dunque? Basta scendere di un piano, lì, infatti, gli organizzatori hanno concentrato, tra le altre cose, i produttori alimentari e i servizi di ristorazione.
     Quest’anno sono state 12 le sezioni tematiche: dedicate all’Abitare sostenibile, al Commercio equo e solidale, agli Ecoprodotti, all’Editoria indipendente e di progetto, al cibo di qualità (biologico e a “Km zero”), ai bambini, a Pace e partecipazione, ai Servizi sostenibili per le imprese, a Sprigioniamoci (esperienze di eccellenza nate nelle carceri italiane), al Turismo solidale ed alla mobilità sostenibile.
     Coniugare etica ed estetica? È difficile, ma non impossibile, anche se tra i presenti all’incontro con la giornalista Deborah Lucchetti, autrice del libro “I vestiti nuovi del consumatore”, serpeggia il timore di dover gettare via l’intero guardaroba per potersi avvicinare ad una moda “giusta”. La moda, dunque: a lei è stato infatti dedicato il posto d'onore di quest'anno, con la sezione speciale “Critical Fashion”.
     Spazio anche all’Abruzzo, con uno stand che ha raccolto le realtà dell'Altra-Economia dell'Aquila. La richiesta di un più ampio raggio d’azione “geografico” viene sentita anche da qualche partecipante, come Andrea di Milano: “Personalmente amplierei la parte al piano terra con maggiore partecipazione di produttori provenienti da più parti d'Italia”, ci spiega. Certo, non va dimenticato che uno dei diktat del vivi sostenibile è il fatidico “km zero”, anche se ci sono determinati prodotti che giocoforza andiamo a cercare lontano.

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