BERGAMO JAZZ 2010
di Paolo Acquati
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L’edizione 2010 di Bergamo Jazz, uno dei più longevi e rinomati appuntamenti con il Jazz a livello europeo, ha coinciso con l’arrivo della primavera, anche se il tempo era quasi autunnale, come preannunciato dal titolo “Spring in jazz”. Siamo giunti alla XXXII edizione del Festival, progettato e gestito dal Comune di Bergamo, e possiamo senza dubbio affermare che ha vissuto di una rinnovata giovinezza grazie alla sapiente conduzione artistica di Paolo Fresu. Sono sicuramente due gli elementi che hanno contribuito al grande successo di pubblico (500 abbonamenti e spettatori provenienti anche da Spagna, Germania e Norvegia) di questa edizione, il primo di natura esclusivamente artistica, dove un cast di assoluto prestigio ha permesso ai suoni di spaziare dall’improvvisazione, alla ricerca, alla sperimentazione, senza dimenticare il jazz nella sua forma più tradizionale. Il secondo elemento è sicuramente legato
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alla “logistica”: se infatti il Teatro Donizetti è stato il cuore della manifestazione, grande interesse hanno avuto anche tutti gli appuntamenti collaterali ospitati all’Auditorium di Piazza della Libertà, all’ex Chiesa della Maddalena (e pensare che quando frequentavo le scuole medie era adibita a palestra!), all’Auditorium di Santa Caterina e allo Spazio |
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Polaresco. Peccato solo per il Teatro Sociale.
Il grande merito di Paolo Fresu, sempre accolto calorosamente dal pubblico, è stato quello di riuscire a riunire all’interno di un unico contenitore, quale può essere considerato il Festival, vari stili interpretativi riuscendo a ottenere grandi consensi sia da parte del pubblico (quasi tutti i concerti hanno registrato il sold out) sia della critica. Se vogliamo fare lo sforzo di trovare quale sia stata la |
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