una a margine del suo editoriale. Inviammo la copia del giornale al detenuto che rispose ringraziando, tanto gentilmente che a mia volta risposi, e lui anche e... insomma, per farla breve, cominciammo a scriverci con regolarità per circa un anno finché, di punto in bianco, smise di rispondere. Non sapevo nulla di lui e non chiesi nulla, dalle lettere e dalla delicatezza del suo italiano mi ero fatta l’idea che fosse un altro signore stile Babbo Natale...
L’altro giorno... me lo sono trovata davanti. D’un tratto tutte le lettere, tutte le poesie avevano il volto di un quarantenne e una stretta di mano ruvida e decisa che era venuta a cercarmi per salutarmi e conoscermi. Giuro, giuro, giuro che la mia sorpresa era positiva, ero contenta di conoscerlo e di parlargli di persona anche se, non lo nego, ero un pochino imbarazzata, perché non sapevo bene quali domande fosse giusto porgli: avrei voluto chiedergli del carcere, del perché ci era finito, quanti anni in tutto, se fosse ora libero completamente... ma non lo feci.
Dai tempi della nostra corrispondenza erano passati ben otto anni, per me è stato davvero strano, diciamo che era l’ultima persona che avrei pensato di trovarmi davanti... comunque mi faceva piacere. Poi, d’un tratto, ho cominciato a pensare... a pensare che otto anni erano tanti, che dopo tutto questo tempo si era ricordato proprio di me, che nonostante l’indirizzo dell’ufficio non fosse più quello a cui lui scriveva era riuscito a trovarmi lo stesso, che in fondo non sapevo nulla di lui e tanto meno sapevo per quale motivo fosse stato per tanti anni in carcere... Per farla breve, ho avuto paura e, in una frazione di secondo, mi ero già immaginata finita nel peggiore dei modi, in uno scenario da film o meglio, purtroppo ormai, da cronaca quotidiana dei Tg, che tra l’altro non aspettano altro. Di colpo, quindi, sono diventata diffidente e ho incominciato a studiare il Signor XXXX e a vagliare ogni sua espressione perdendo di vista quello che mi stava raccontando. Quando se ne è andato, un pochino sconsolato devo dire, a mente fredda ho ripercorso quei minuti e la nostra conversazione e mi sono vergognata di me.
Dopo i convenevoli, mi aveva raccontato, di sua volontà, di aver smesso di scrivermi ai tempi perché aveva avuto dei problemi, (era uscito dal carcere e poi ci era rientrato) ma ora era fuori da nove mesi. Ha anche aggiunto che la sua vita stava andando a rotoli perché erano nove mesi che cercava lavoro senza trovarlo, non aveva neppure i soldi per fare benzina alla macchina e, con sua moglie, di conseguenza, il rapporto non andava bene, anzi, se fosse continuato tutto così avrebbe fatto qualche altra cavolata “per tornare dentro”. Gli ho chiesto