IL RITORNO DELLE COUPÉ
                                  di Giovanni Cozzi

     Quando si chiede ad una persona di immaginare l’automobile dei propri sogni, questa, solitamente, è rappresentata da una delle icone classiche facenti parte dell’immaginario collettivo. Di solito, di fronte ad una domanda simile, si pensa subito ad una fuoriserie del calibro di Ferrari, Porsche, Lamborghini, Maserati, Aston Martin e via discorrendo. Penso inoltre, quanti di noi appassionati di motori, a fronte, per esempio, di una cospicua vincita al Superenalotto si lascerebbe scappare l’opportunità di acquistarne almeno una, con l’intenzione poi di conservarla gelosamente nel proprio garage per molti anni se non per sempre?
     Ebbene, sapete cosa hanno in comune tutte queste automobili tanto desiderate oltre ad essere, ovviamente, vetture di lusso accessibili a pochi? L’elemento distintivo che le contraddistingue, seppur ognuna nella propria unicità, è il fatto di essere tutte delle bellissime “coupé” con linee sinuose ed intriganti plasmanti carrozzerie mozzafiato concepite nelle dimensioni estreme di larghezza e minime di altezza tanto da renderle simili a delle pantere accovacciate pronte a balzare in avanti come missili.
     Facendo un passo indietro nella storia, dovete sapere, come le antesignane delle fuoriserie di oggi, già diversi decenni fa, erano provviste di carrozzerie basse e slanciate analogamente a quanto accade oggi per le loro attuali pronipoti. Un esempio per tutte, la sempre rinnovata seppur sempre uguale a se stessa, inconfondibile linea della Porsche 911, la quale ultima, proprio per questo, annovera appassionati puristi in ogni parte del mondo. Questo esempio, tratto dal passato, serve per portarvi a conoscenza di come, negli anni ’60, per esempio, la voglia di poter possedere una fuoriserie sportiva o coupé che dir si voglia, tanto contagiò le masse da far sì che in poco tempo nascessero apposite carrozzerie create all’uopo per produrre sui telai delle normali utilitarie o vetture medie di allora, delle fuoriserie alla portata di tutte le tasche. In tal modo, il sogno proibito ai più fino a quel momento divenne una realtà per molti appassionati, i quali poterono permettersi finalmente la loro coupé sportiva, seppur sprovvisti di ingenti somme di danaro. Anche qui, un esempio per tutte fu la ASA 1000, chiamata, fin dall’epoca, “piccola Ferrari”, in quanto alloggiato nel cofano motore della bellissima coupé disegnata da Giotto Bizzarrini, pulsava un piccolo motore di soli 1000 cm3, ma proveniente nientemeno che dalle blasonate officine del “cavallino rampante” in quel di Maranello, con il beneplacito di Enzo Ferrari stesso.

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