stadio che accentui la vostra forza, le vostre voci. Voglio che quando voi comincerete a cantare, lo stadio tremi! Gli avversari dovranno tremare! Gli avversari dovranno avere paura di voi!” I brividi ormai sono arrivati fino ai capelli, i quindicimila della festa sono in visibilio. Hanno sentito bene, non è un sogno. Il Presidente è uno di loro. Chi non vive l’Atalanta, chi non frequenta queste persone, i tifosi, la Curva e i suoi Ultras, non capirà, li osservava alla festa e sicuramente avrà pensato fossero quindicimila esaltati, pazzi e invasati… non è così. La Dea è una fede. Ultras non lo si è solo alla partita ma nella vita. Esistono delle regole, esiste un codice d’onore. Esistono affetti, passione, rispetto, tradizione, orgoglio, fedeltà… valori di cui si sente la mancanza nella quotidianità di questo mondo. È la loro festa, è il loro credo, è la loro Dea. Per alcuni rappresenta tutta una vita. Per altri il legame con il proprio padre, anche lui tifoso, che rivive nell’amore filiale e per la maglia oltre la separazione della morte. Ultras si è, si nasce, non si può essere diversi.
I cori non si interrompono più, tutti cantano, bambini, ragazzi, donne e uomini, e saltano e c’è chi giura che la terra tremasse al ritmo dei cori… Tenetevi forte, è iniziata una nuova era! Non è questo il luogo per giudicare. La festa della Dea è casa loro, è il loro momento. Sono Ultras nella vita, sono Ultras nella fede… ed è tutto Ultras, dai gesti alle parole, alle emozioni, ai cuori che battono...