già avuto in precedenza delle discussioni spesso sfociate in risse. Anche questa volta c’era di mezzo una donna, Fillide Pelandroni, le cui grazie erano contese da entrambi. Il verdetto del processo per il delitto fu severissimo: Michelangelo Merisi fu condannato alla decapitazione, che poteva esser eseguita da chiunque lo avesse riconosciuto per la strada. Da notare che, a seguito della condanna, nei dipinti dell’artista lombardo cominciarono ossessivamente a comparire personaggi giustiziati con la testa mozzata e il suo macabro autoritratto prendeva spesso il posto del viso del condannato.
     Caravaggio non poté più soggiornare nella Città Eterna e fuggì da Roma, aiutato dal principe Filippo I Colonna, che lo aiutò a far perdere le proprie tracce. In cambio, per i Colonna Caravaggio eseguì diversi dipinti; su tutti il più noto è la “Cena in Emmaus” (1602), oggi esposto al National Gallery di Londra.
     Alla fine del 1606 Caravaggio giunse a Napoli, dove rimase circa un anno soggiornando nei quartieri spagnoli. Visse un periodo felice e prolifico dal punto di vista artistico: realizzò importanti opere quali la “Madonna del Rosario”, commissionata dal mercenate croato Nicola Radulovic, che alla fine non lo acquistò. Il Caravaggio, apportando al dipinto le opportune modifiche, lo collocò all’interno della Cappella del Rosario nella chiesa dei domenicani. In quel periodo realizzò anche quella che è considerata una delle sue opere più importanti, le “Sette opere di Misericordia”, un dipinto che influenzerà non poco la pittura barocca partenopea successiva.
     Nel 1607, il pittore partì alla volta di Malta, sempre per intercessione del principe Colonna, dove entrò in contatto con il Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri di San Giovanni, tale Alof de Wignacourt, al quale si offrì di fare il ritratto. Il suo vero obiettivo, però, era un altro: egli mirava a diventare cavaliere per ottenere così l’immunità, in quanto pendeva ancora sulla sua testa (!) la condanna per decapitazione. Nel 1608 dipinse la “Decollazione di San Giovanni Battista”, il suo quadro più grande per dimensioni, oggi conservato nella cattedrale di La Valletta.
     Dopo un anno di noviziato, nel 1608, Caravaggio fu investito della carica di “Cavaliere di grazia”, un rango inferiore rispetto ai “Cavalieri di giustizia”, essendo quest’ultimi tutti di origine aristocratica. Anche a Malta, però, ebbe dei guai con la legge: un alterco con un cavaliere di rango superiore si concluse con il suo arresto e, a seguito di indagini giudiziarie, saltò fuori la sua condanna a morte emessa da Roma. Venne quindi rinchiuso nel carcere di Sant’Angelo a La Valletta, dal quale riuscì rocambolescamente ad evadere e scappò in Sicilia, a

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