Inoltre, la censura intervenne piuttosto drasticamente sul nuovo lavoro “Poliuto”: si trattava di un’opera di genere religioso, “una tragedia sullo sfondo delle persecuzioni cristiane”. La censura borbonica, ferrea, bocciò il lavoro comunicando al musicista che “la gloria dei santi è riservata agli altari e non al teatro”. Quest’opera sarà rappresentata a Napoli solo nel 1848, dopo la morte del maestro. Intanto, Donizetti, amareggiato, deluso ed addolorato dai tanti lutti, lasciò definitivamente Napoli per trasferirsi a Parigi.
     Nella capitale francese il compositore si tenne occupato nel trasformare il “Poliuto” ne “Les Martyrs”. Contemporaneamente, scrisse “Le Duc d’Albe”, incompiuta e pubblicata postuma a Roma nel 1882. Egli si sentiva solo e il fermento parigino non sembrava giovargli granché: Bellini era morto, Rossini non scriveva più per il teatro e Giuseppe Verdi era solo agli esordi. La “Ville Lumière” viveva in quel periodo un intenso fermento culturale: Wagner, Listz, Chopin, Berlioz, Mendelsshon frequentavano i salotti della città, compreso quello fiorentissimo tenuto da Bellini, e tutti gli esponenti della cultura e dell’opera del periodo frequentavano il Theatre des Italiens. Qui Donizetti mise in scena le sue opere più famose, quali “Roberto Devereaux” ed “Elisir d’amore”, ma fu con “Lucia di Lammermoor” che riscosse il maggior successo. Prima di andare in scena all’Opera con “Les Martyrs”, Donizetti fece rappresentare “La fille du Regiment”, che riscosse successo di pubblico e notevole indivia da parte di Berlioz, il quale denigrava vistosamente il maestro bergamasco. Nel corso del ‘800 quest’opera fu messa in scena un centinaio di volte in tantissimi teatri, non solo parigini, ma anche europei. Il 10 aprile 1840 “Les Martyrs” andò in scena e fu di nuovo trionfo. L’ambiente musicale parigino, Berlioz compreso, riconobbe ufficialmente il talento del Donizetti.
     L’altra sua opera, invece, “Le Duc d’Alba”, rimase incompiuta. Il compositore doveva consegnare lo spartito entro il primo gennaio del 1840, pena una multa di 4.000 franchi, tuttavia abbandonò la sua realizzazione quando si accorse che, a causa forse di un intrigo a suo danno, essa non sarebbe stata rappresentata all’Opera. Intentò causa al teatro stesso e vinse; l’opera, completata poi dall’allievo Matteo Salvi, verrà rappresentata a Roma il 22 marzo 1882. Nel frattempo, Donizetti stava scrivendo “L’ange de Nisida” per un altro teatro parigino, destinato però al fallimento; effettuata qualche modifica alla musica, il lavoro divenne “La Favorita” e venne rappresentata all’Opera di Parigi il 2 dicembre 1840. Tutt’oggi è considerata il capolavoro dell’età matura del Donizetti.

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