Le memorabili scenette con Tognazzi degli anni Cinquanta appaiono oggi quanto mai lungimiranti e sociologicamente visionarie per quanto hanno saputo descrivere, un Italia dei dialetti e dei luoghi comuni, in modo “leggero” ironico ma non per questo superficiale.
     Spesso ascolto opinioni largamente diffuse che ritengono i mezzi di diffusione della cultura popolare come il grande satana del nostro tempo, dando al termine “intrattenimento di massa” una connotazione dispregiativa non considerando che all’interno di questa grande melassa c’è molto più di buono che di cattivo.
     Altre volte si sente dire “la televisione non la guardo”, “il calcio è l’oppio dei popoli” e pronti a citare libri vecchi e consunti e a mettere “Buddha sui comodini”, come sempre genialmente ha suggerito Franco Battiato, a testimoniare un certo cortocircuito contemporaneo, tutto ciò che è di nicchia o elitario è per definizione “interessante”, tutto il resto no.
     Si dimentica che la vera cultura popolare è quella che mira alla pancia di un Paese e di un popolo interpretandola e rappresentandola, così com’è sempre avvenuto nei secoli scorsi. L’arte è nata per essere popolare e veniva commissionata e poi custodita in luoghi aperti al pubblico, sia che fossero di


culto, sia piazze nei centri delle città o altri spazi pubblici per educare al bello e alla cultura la gente comune, non c’era differenza arte “alta” o “popolare”. Oggi la cosiddetta cultura “alta” è spesso autoreferenziale e chiusa nei propri eremi: musei algidi e illeggibili, raccontata da riviste tirate in pochissime copie quindi poco lette ma molto citate, salotti e circoli letterari chiusi e in genere l’intellettuale (o sedicente tale) utilizza i mezzi di comunicazione per esprimere un distacco da essi senza sottrarsi comunque al dovere di esprimere delle opinioni personali e quasi mai per dire qualcosa di nuovo o promuovere cultura.
     La cultura popolare viceversa guarda all’oggi e comunica con i mezzi più facili ed economici;
certo, questo non significa che la società contemporanea sia priva di gravi distorsioni o difetti, ma di certo non spetta a me ergermi a ennesimo opinionista di passaggio. Consiglio a questo proposito un libro di Luca Ricolfi: “Manuale di
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