UN PAESE SENZA POLITICA E UNA DEMOCRAZIA IN PERICOLO
di Pierluigi Piromalli
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I fatti politici che da anni si susseguono raccontano la storia di un paese rimasto orfano di quella politica improntata al rispetto reciproco e protesa al dialogo tra le forze di opposizione e maggioranza. La verità, al di là della ovvia necessità del ricambio generazionale e storico della classe dirigente, è che, sondaggi a parte, c’è la sensazione, ormai quasi consolidata, che i tempi felici siano finiti. Fino a qualche tempo fa il Paese, pur percorso da tutte le proprie contraddizioni e le proprie guerre intestine, appariva comunque orientato ad una visione positiva del proprio futuro, che poggiava soprattutto sulla certezza di aver rafforzato le due roccaforti del sistema-nazione, libertà e benessere, complice una sicurezza ormai collaudata ed un apparato sociale che poneva al riparo da sorprese e rischi. Osservando quel che accade ed analizzando i sintomi di una evidente difficoltà che investe tutti i settori pubblici e dell’economia non si può che concludere che l’Italia e la stessa Europa stiano pian piano perdendo la loro spinta propulsiva sulla quale storicamente si è costruita la consapevolezza di superiorità e di forza.
Contestualmente si sono affermati sullo scenario mondiale i nuovi colossi dell’economia che si sono impadroniti del mercato globale imponendo regole e criteri operativi spesso inconciliabili con le nostre filosofie. La malandata Italia, nel corso dei decenni effervescenti e dinamici, poteva contare su una rete di istituzioni che, tutto sommato, si è dimostrata piuttosto affidabile e non tanto per visioni lungimiranti dell’allora classe politica, quanto per un debito pubblico che continuava a dilatarsi senza controllo e senza freni. Scuola, sanità e servizi collettivi in generale consentivano allo Stato di funzionare ma, dagli anni novanta in poi, questi apparati si sono progressivamente snaturati perdendo forza, autorevolezza ed efficienza e riducendo la loro funzione sociale. La famiglia, pilastro quasi indissolubile della società italiana e sulla quale si è costruito il benessere del Paese, è alle prese con forze corrosive che ne stanno alterando il profilo sociale ed anche la precarietà lavorativa ha fatto venire meno quel meccanismo che garantiva stabilità e programmazione della propria vita. La stessa industrializzazione ha ormai esaurito la sua fase di crescita e sviluppo ed interi settori produttivi sono stati appaltati nei paesi emergenti soprattutto dell’est europeo.
In questa fase di cambiamento epocale si ha l’impressione che si stia modificando anche il concetto di etica del Paese e, con esso, i valori che
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