debordando quasi in anarchia e feroce individualismo, sembra ormai prevalere un’ indifferenza rassegnata della popolazione a subire le anomalie di questa antipolitica dilagante. Regna, insomma, un’accettazione tacita delle storture di un sistema che è imploso e si è avvitato su se stesso, di disservizi cronici che si rinnovano ad ogni piè sospinto e di una incapacità di porre rimedio allo sfacelo che avvolge soprattutto la pubblica amministrazione ed i servizi essenziali. Eppure, si avverte la necessità di dover fare i conti con un mondo nuovo e difficile al quale il Paese non si può più sottrarre.
     Sono cambiate le dinamiche sociali e per seguire la strada della competitività e della crescita occorre convincersi a bere l’amaro calice e questo compito tocca alla politica, quella che ponga l’interesse pubblico al di sopra di ogni schermaglia partigiana.

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