carriere dei magistrati, la riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario, provvedimenti invocati a più riprese dal Premier.
     L’adesione di Fini al nuovo gruppo parlamentare si è accompagnata all’abbandono di idee revisioniste costituzionali e questa è stata forse la scelta che più lo ha accreditato presso l’opposizione e, più in generale, presso tutti coloro che hanno sempre difeso la Costituzione dagli attacchi di una parte politica che ha eletto il berlusconismo come nuovo credo politico. Un altro cavallo di battaglia è costituito dal federalismo, argomento sul quale Fini ha fornito una personale chiave di lettura invocando il federalismo solidale ma dimenticando che i veri cambiamenti provocano significativi prezzi da pagare.
     Fini, di fronte allo smodato utilizzo del denaro pubblico che è diventato una costante nazionale, dovrà, però, comprendere che anche una forma ibrida e alternativa al federalismo leghista comporterà dolorose riconversioni spezzando soprattutto una catena di assistenzialismo e di prerogative ormai consolidate, soprattutto al Sud, per la cui soppressione dovrà fare ricorso a tutta la propria arte persuasiva.

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