Nell’Italia bizantina dove la burocrazia è diventata il vero “quarto potere”, che riesce ancor oggi a tenere in ostaggio l’intera nazione, anche le tanto agognate liberalizzazioni sono state sopraffatte dalle corporazioni, che hanno riequilibrato l’ago della bilancia riappropriandosi di un indirizzo sociale che fatica ad essere corretto. Tremonti, da premier in pectore, annuncia, quindi, modifiche costituzionali per favorire il mercato, ma intanto l’azione sinergica delle due camere parlamentari si concentra sulle trovate berlusconiane del momento, sulle prese di posizione dei soldatini dell’esecutivo, sui teatrini di un’opposizione schiava di se stessa e della propria mancanza di idee, sui rigurgiti giustizialisti dei dipietristi e ci si chiede se sia meglio ora emendare, ora cassare, ora respingere, ora chiedere la fiducia o la sfiducia sciorinando tutto il corollario del paroliere parlamentare.
     Più che interrogarsi se sia meglio erigere barriere, più ideali che materiali, ai confini cavalcando il sentire comune del momento o sbandierare strumentalmente vessilli padani per accattivarsi simpatie collettive schifando l’inno di Mameli fino al primo gol della Nazionale, bisognerebbe interrogarsi sulle barriere alla crescita, perché un Paese non cresce senza imprese che investono in ricerca e in sviluppo proponendo idee innovative.
     L’Europa, quella dei burocrati non ancora assurti a illuminati politici, ha comunque indicato la strada da seguire, ma noi siamo cattivi alunni e perseveriamo negli errori storici; se i tagli indiscriminati alle spese saranno sempre più l’imperativo categorico dell’azione di governo, ci si chiede cosa saprà trasmettere la società attuale ai cittadini del futuro !? Poco importa sapere che la nomenklatura europeista lodi l’Italia per aver varato una manovra economica sacrificale se, poi, tutto ciò è solo un palliativo, un’illusione che cela una malattia ormai cronica e non certo un malessere passeggero. Il Pubblico, che ormai assorbe il cinquanta per cento della ricchezza prodotta nel Paese, è il classico vaso di Pandora all’interno del quale non si riescono a contare più gli sprechi, ma proliferano distrazioni di risorse ad uso clientelare, corruzione, assistenzialismo diffuso e distribuzione della ricchezza per sostenere interessi corporativi, violentando il principio di equità e condannando il paese ad un impoverimento crescente ed incontrollato.
     Si continuano a penalizzare i servizi, quelli essenziali e imprescindibili per migliorare la qualità e lo stile di vita, per soddisfare le esigenze di una collettività, si riduce l’autonomia della società civile e delle libertà individuali, si

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