dell’altro. Occorre sapersi proteggere dalla sofferenza, con un senso realistico del limite, senza essere soffocati dal senso di colpa.
     Per non farsi manipolare dai meccanismi invidiosi elenco delle semplici regole:
     È importante non cadere nell’adesività, cioè l’attaccarsi emotivamente all’altro. Anche se l’altro ci butta addosso la propria disperazione, noi dobbiamo far leva sulla neutralità, cioè ascoltare senza cadere nella personalizzazione.
     Ricordatevi che l’invidioso ha ritrosia a dire la verità. Colui che è soggetto a tali meccanismi non dice tutto: pertanto occorre andare a fondo, indagando.
     Occorre fissare un tempo dell’ascolto; questo non è illimitato, solitamente riusciamo ad ascoltare l’altro per circa un’ora. Poi dovremmo fare delle pause. Il tempo dell’ascolto deve essere prestabilito secondo una nostra soglia emotiva, che non deve essere superata. È importante mettere dei paletti sull’orario. La nostra tolleranza ha un limite e occorre accettarlo per non esaurire le nostre energie.
     Per i casi psichiatrici è difficile ascoltare; si rischia di provare amarezza in quanto presentano situazioni che non sono facilmente gestibili: non possiamo “fare a pugni con la nostra umanità!”
     Nelle situazioni di conflitto occorre mettere in campo l’autorevolezza per negoziare la soluzione con onestà e realismo.
     L’ascolto deve sempre avere una funzione chiarificatrice ed educativa.
     Per non cadere nelle trappole manipolative sarà importante mantenere una “giusta distanza emotiva”, cercando di capire quanto l’altro sia aperto, emotivamente e cognitivamente, a raccogliere il messaggio che si desidera inviare.