aumentare di quasi un punto ogni anno. L’Unicef ha fatto due calcoli: in nuova Guinea, migliorati i servizi igienici nelle scuole, le iscrizioni femminili sono salite del 17%. In Etiopia, più della metà delle 13.181 scuole primarie non ha né acqua potabile né latrine, in un anno con la creazione di 300 strutture igieniche il tasso di presenza femminile nelle scuole è passato da tre a sei ragazze ogni dieci ragazzi. In Uganda, le rappresentanti femminili al Parlamento Ugandese hanno un sogno: che il costo degli assorbenti entri di diritto nel bilancio dell’istruzione primaria universale.
Non c’è che dire, questo evento, così banale all’apparenza ma in realtà così complesso nell’insieme dei suoi procedimenti biologici e psicologici, rappresenta il fondamento, l’essenza stessa della nostra femminilità e, comunque vada nel mondo e qualsiasi siano i problemi ad esso legati, dobbiamo esserne felici. Esso rappresenta il nostro “essere donna” e dobbiamo difenderlo, custodirlo come un regalo prezioso che il nostro corpo ogni mese ci elargisce, così come ci suggerisce Alexandre Dumas con la sua Dama delle Camelie che, disponibile, si appuntava al petto un fiore bianco, mestruata un fiore rosso. Ed era la più desiderata del reame.
|
|
|