scontro, ma dopo lunghe trattative concessero ai superstiti greci di fare ritorno in patria, scortati da un contingente persiano.
     Tra tradimenti dei persiani e le rigidità del clima del Nord, i greci dovettero affrontare enormi privazioni: il freddo e la crudeltà della feroce popolazione dei Kardachi rischiarono di annientare l'esercito greco, ma la scoperta casuale di un facile guado del fiume Kentrites permise ai soldati di proseguire la marcia attraverso l'Armenia. Il freddo dell'altopiano armeno fu l'ultimo nemico da sconfiggere per i greci prima di arrivare alle colonie patrie sul Mar Nero; a destinazione si contarono circa quattromila morti, più per le avverse condizioni climatiche e la durezza della marcia che per le battaglie.
     La marcia non era però ancora finita, i sotterfugi dei comandanti e le missioni segrete di alcuni ufficiali non ancora concluse; alla fine del viaggio, la narratrice Abira venne abbandonata dal suo amore Xeno, tornato in patria per sposare la donna scelta per lui dai genitori. Tornata al suo villaggio natale, Abira venne accolta come si conviene ad una donna fuggita con un uomo diverso dal suo promesso sposo, con la lapidazione; è qui che il romanzo era iniziato, con il salvataggio di Abira da parte di due ragazzine del luogo. Dopo qualche giorno, appare all'orizzonte un cavaliere dal mantello bianco: è Menon, uno dei comandanti catturati dai persiani, dati per morti. Da sempre innamorato di Abira, la prenderà con sé per ricominciare una nuova vita, lontano dalla Siria.
     Manfredi, negli anni Ottanta, studiò lungamente “L'Anabasi di Senofonte”, pubblicandone una traduzione. Il punto di vista scelto per il romanzo è sicuramente originale e permette alla narrazione di avere un respiro completamente diverso, molto più partecipato ed emozionante rispetto alla linearità ed all'imparzialità dell'originale: grazie all'accuratezza storica dell'autore, è interessante scoprire il mondo variegato che gravitava intorno ad un esercito in marcia e di cui le cronache ufficiali non fanno menzione. Prostitute, servi, mercanti facevano parte delle carovane che seguivano gli eserciti, pronti a fornire ai soldati qualunque cosa avessero bisogno, dalla compagnia ai beni di consumo.
     Le storie di questi uomini e donne che non combattevano, ma assistevano i guerrieri lungo queste infinite marce, intessono una Storia parallela a quella ufficiale ed epica delle battaglie, con risvolti spesso più interessanti: uno dei punti migliori del libro resta quello in cui Abira, divenuta amica della prostituta Lystra, rischia la vita per assisterla durante il parto, mentre intorno infuria una tormenta di neve. L'esercito non poteva certo fermare la propria marcia durante una tempesta, solo per attendere una prostituta; la legge del più forte, a quell'epoca come oggi, impera.                                   Silvia Ferrari

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Valerio, Massimo, Manfredi, L'armata perduta, Abira, Xeno, I diecimila, Guerrieri, Greci, Persiani, Ciro il giovane, Premio Bancarella