// […] Non avea catenella, non corona, / non gonne contigiate, non cintura / che fosse a veder più che la persona. […] Non avea case di famiglia vòte; / non v'era giunto ancor Sardanapalo / a mostrar ciò che 'n camera si puote. […] / Bellincion Berti vid'io andar cinto / di cuoio e d'osso, e venir da lo specchio / la donna sua sanza 'l viso dipinto; […] / e le sue donne al fuso e al pennecchio. […] // L'una vegghiava a studio de la culla, / e, consolando, usava l'idioma / che prima i padri e le madri trastulla; // l'altra, traendo a la rocca la chioma, / favoleggiava con la sua famiglia / de' Troiani, di Fiesole e di Roma. […] // […] A così riposato, a così bello / viver di cittadini, a così fida / cittadinanza, a così dolce ostello, / […] ne l'antico vostro Batisteo / insieme fui cristiano e Cacciaguida.” [passi da Paradiso, XV, vv. 97 - 135].
Oggi quello che leggiamo nell’articolo di Grazia può avere un riscontro, purtroppo, nei resoconti sulle abitudini di rilassamento psicofisico o di elargizioni di case, di incarichi nel sottobosco politico per nuovi parvenus che hanno minato la reputazione loro e di altri con fango e accuse reciproche, ma anche evidenziato la tristezza della guida politica del nostro povero Paese.
Oggi le Cornelie (matrona romana, madre dei Gracchi), le donne fiorentine del tempo di Cacciaguida, le nostre nonne riservate e angeli del focolare hanno lasciato il posto a veline, velone, escort (che modo raffinato per distinguerle da quelle poveracce che vengono sfruttate e schiavizzate sulle strade… e con onorari di gran lunga inferiori), giornalisti e conduttori di dubbia obiettività e/o onestà professionale.
Cosa resta al povero e semplice uomo del nostro mondo: una triste riflessione che forse si stava meglio quando si stava peggio e si avevano dei modelli di vita molto più umili; che forse si rifilano tante parole e poca sostanza; che forse i nostri figli o nipoti troveranno un mondo sempre meno umano…
Purtroppo la storia lascia poche speranze; ma, mentre un Machiavelli o un Guicciardini presentavano una visione meccanicistica della storia, il Vico parla di età degli dei, degli eroi e degli uomini in un ciclo a forma di spirale.
Speriamo di essere anche nel campo sessuale all’età degli uomini e che si possa tornare a vedere due giovani (non bambini già “stanchi” ad 11/12 anni in tutti i sensi) mano nella mano che sappiano vivere il tempo delle mele, che sappiano gioire e sognare di facili sguardi (gli “occhi ridenti e fuggitivi” “la dolce lode or delle negre chiome, / or degli sguardi innamorati e schivi” della Silvia leopardiana) che sappiano, ma più giustamente possano, ancora sognare il loro domani (“…assai contenta / di quel vago avvenir che in mente avevi” della Silvia leopardiana). gaudens@live.it
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