energia, e renderla autosufficiente nella produzione della stessa energia che consuma. Ma questa è materia squisitamente tecnica, mentre il nostro tema è quello dell’impatto della certificazione energetica sul mercato immobiliare. Per inquadrare l’argomento vorrei fare un salto indietro nel tempo, a circa una quindicina d’anni fa, quando un gruppo di operatori immobiliari milanesi lanciò la proposta di contrassegnare le unità immobiliari attraverso una classificazione a stelle, come quella degli hotel. La proposta suscitò scalpore, in quanto mai si era avuta l’idea di spendere verso il grande pubblico e la platea degli acquirenti una definizione in qualche modo oggettivabile, attraverso una serie di parametri ben definiti, della qualità di un immobile.
     Ora la normativa sulla certificazione energetica degli edifici ha subito una radicalizzazione con lo schema definitivo del decreto legislativo (firmato il 07.03.2011 dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano) per l'adozione della direttiva comunitaria 28/2009/CE, che impone dal 2012, a livello nazionale, la dichiarazione resa nei rogiti e contratti di locazione dall’acquirente o conduttore di aver ricevuto l’Ace dal proprietario, e “l'indice di prestazione energetica contenuto nell’attestato di certificazione energetica (Ace)” negli annunci pubblicitari di vendita immobiliare. Ha quindi trovato forma giuridica definitiva l’introduzione di una classificazione immobiliare che potrebbe venire percepita dall’utente finale come parametro di giudizio esclusivo sull’appetibilità di questo o quell’immobile e si tratta di una classificazione oggettiva in quanto derivante da parametri tecnici misurabili, quindi difficilmente controvertibili.
     Questo va senz’altro nella direzione della trasparenza del mercato immobiliare, e della tutela del consumatore che dev’essere messo in grado di conoscere per poter scegliere. D’altro canto il rischio è che la classificazione energetica possa venir considerata come il parametro fondamentale per la valutazione degli immobili, a scapito di altre pur importantissime variabili. Gli americani, con una delle loro battute, dicono che ci sono tre parametri per la valutazione di una casa: location, location, location. Questa verità, nota a tutti gli addetti ai lavori ma anche radicata nell’opinione pubblica, ha da sempre identificato nell’ubicazione zonale dell’immobile la sua qualità fondamentale e primaria, dato che nessuna casa è un'isola, ma vive e trae senso dal contesto a rete in cui è inserita, quindi l’importanza data all’urbanizzazione della zona, alla sua intrinseca bellezza paesistica o architettonica fino ai collegamenti viari e servizi pubblici, ai negozi e ai centri di aggregazione, scuole, piazze, parchi. Ora se la location è il parametro fondamentale per la stima di un immobile, è chiaro

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