THE EXTRA MAN - UN PERFETTO GENTILUOMO
                                  di Marco Rovaris

     Il solo fatto di doppiare i film non è un vanto per l’Italia, se poi i titoli si manipolano a piacimento o si traducono a caso, siamo destinati ad avere sempre una marcia in meno. Per quale motivo “extra man”, che significa “uomo extra”, “uomo per l’extra”, deve essere proposto in sala come “Un perfetto gentiluomo”? Dovrebbe essere una scelta ironica, forse, oppure ipocrita. Una persona, tra l’altro, potrebbe anche aspettarsi un film diverso. In ogni caso, resta il fatto che “The extra man” è un film piacevole e a tratti brillante.
     La vicenda è costruita intorno alla figura di un giovane professore di letteratura che si trasferisce a New York e si sistema nell’appartamento di un attempato gigolò. Le sensazioni del protagonista sono messe a nudo di fronte alla meschinità e alle manie della grande città: egli si confronta con realtà diverse, a partire dal suo nuovo posto di lavoro, una rivista legata all’ambiente. Qui si invaghisce di una giovane, ritratto, non senza qualche frecciata, della donna socialmente impegnata. Il padrone di casa decide di prenderlo con sé in qualche uscita e gli insegna l’arte di arrangiarsi e le furbate per stare al mondo il più comodamente possibile.
     Le situazioni grottesche si susseguono a ripetizione e il protagonista deve fare i conti con la sua incapacità di relazionarsi al prossimo in modo convinto e con le personalità curiose dei personaggi che lo circondano. Egli spesso ha tra le mani libri di letteratura anglo-americana e, in effetti, la sua storia si avvicina molto al classico romanzo di formazione: viene il momento in cui il giovane, per crescere, si trova di fronte delle prove che ne testano il carattere in modo decisivo per il suo futuro. Qui, ovviamente, il tutto va aggiornato all’epoca contemporanea dell’Upper West Side newyorkese e i problemi non sono quelli dei romanzi del Settecento. Per esempio, in opere come quelle, è difficile trovare ansia da travestitismo o cene galanti con carismatiche ottantaquattrenni. Infatti, il nostro non resiste alla tentazione di indossare un reggiseno, ogniqualvolta gliene capita uno sotto gli occhi; inizia un percorso psicologico, e non, per affrontare l’eventuale ambiguità della sua natura sessuale.
     Questo aspetto, anche per come è narrato, è davvero notevole. Come lo è la sensibilità con cui viene descritta ogni insicurezza e ogni sensazione di impotenza: la paura di essere inadatti a causa dell’inesperienza e l’incapacità di fare domande o di ribellarsi. Il protagonista, ovviamente, non può e non riesce ad aderire allo stile di vita del suo inquilino e maestro, che ha come prerogativa

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Recensione, The extra man, Un perfetto gentiluomo, Kevin Kline, New York, Upper West Side, Professore, Cinico