forte e così, scaricata per un po’ la “zavorra” posteriore (il passeggero) sale la voglia di provare quattro pieghe tra le curve. E allora, ginocchio a terra, diamo libertà alla nostra belva di sentirsi più a suo agio tra i tornanti bergamaschi, tanto che alla fine del percorso non sappiamo se sia più contenta lei o noi.
Il comportamento in questo frangente è ineccepibile. Unica nota: la guida della Kawasaki deve essere più di forza rispetto a quella utilizzata per esempio con la Suzuki GSR 750, questa 1000 non scende in curva con la forza del pensiero, è più pesante della naked di Hamamtzu, pertanto vuole essere condotta con una guida più maschia ed energica. Ma se così farete, lei non vi deluderà!
Rimessa la testa a posto e ripreso a bordo il passeggero, decidiamo di fare una capatina verso Castione della Presolana, tanto con la Z1000 SX è tutto così veloce che basta davvero poco per arrivarci… Al Passo ci facciamo un aperitivo (analcolico, tanto ad inebriarci ci pensa lei) mentre scambiamo quattro chiacchiere con un Ducatista ed un bikers in MV, innamorato della livrea verde-nero della nostra 1000; il pomeriggio volge verso la prima sera e di buon grado decidiamo sia arrivato il momento di capitolare verso casa. Ritornati così in sella, percorriamo la strada che ci separa dal casello autostradale di Bergamo a passo tranquillo, gustando i colori e gli scenari che solo le montagne di queste parti sanno regalare, mentre riserviamo più rigore e tecnicità per il successivo tratto autostradale.
Di nuovo in autostrada, alla volta di Pavia, partiamo con quel tanto di gas che fa alzare la ruota anteriore di una spanna abbondante nei primi rapporti e che, notoriamente, gratifica enormemente chi sta alla guida… confermo! La posizione rialzata del plexiglas anteriore ci scherma dall’aria anche alle andature più elevate, tanto da non sentire i limiti legati all’azione del vento; se non ci fossero i divieti imposti dal codice della strada le andature sarebbero sicuramente di tutto rispetto, con velocità di crociera intorno ai 170 di tachimetro. Chi si troverà a transitare sulle autobahn tedesche per qualche lungo viaggio in moto, ringrazierà i tecnici di Akashi per aver progettato una carenatura così snella e allo stesso tempo così protettiva, mentre non ringrazierà di sicuro per il calore che fuoriesce dai carter del motore alle basse andature in città e che infastidisce un po’ le caviglie se non si utilizzano delle calzature adeguatamente alte, sempre e comunque vivamente consigliate. Noi, dal canto nostro, rimaniamo intorno alle nostre medie abituali e con esse rientriamo fino a casa dove scopriamo che a dispetto degli oltre trecento chilometri sciroppati in un solo giorno non siamo per niente stanchi né indolenziti. Bella questa Kawasaki.
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