Potete fare una rapida carrellata stilistica dei gruppi prodotti dalla Fumaio Records?
“De Garde è una session band, il primo progetto, molto sperimentale e diciamo evanescente; Garage Ermetico è per tre quarti composto dai fondatori della Fumaio Records, qualcuno ci ha definiti dei Rino Gaetano un po' hardcore e come definizione mi piace molto; Caso è un cantautore folk punk, che racconta le storie che vive, la gente che incontra; La Nevicata dell'85 è un gruppo post rock con dei recitati alla Massimo Volume, inframezzi strumentali e lirici, momenti quasi ambient, è il progetto più recente fra tutti e in fase di rivisitazione della struttura dei pezzi che lo porterà ad assumere dei connotati differenti; Bancale seguono il solco dei Bachi da Pietra svolgendo il discorso in maniera differente evolvendo quel discorso con dei recitati blues, post-blues, post-industriale, il set di batteria è completamente modificato, ci sono delle lamiere percosse, una chitarra molto effettata, molto profonda, che sa essere sia ambiente che blues quasi apocalittico. Non è un gruppo facile ma sta riscuotendo un buon successo di palchi, pubblico e critica.”
Anche i big della musica italiana, ad esempio Pooh, Nomadi, hanno deciso di produrre l'ultimo album da indipendenti, è questo il futuro della musica? O è il frutto della crisi che la sta colpendo?
“A me,” risponde Riccardo, “sembra che l'industria musicale a livello di capitali e di grossi investimenti abbia imparato, in modo forzoso, che i dischi da diversi anni vendono sempre meno ed oggi siamo all'apice di questo percorso, i dischi non si vendono più come puro oggetto commerciale, infatti buona parte dei musicisti, anche professionisti di lunga data, ultimamente hanno introiti derivanti dalla vendita dei dischi pari praticamente a zero e si mantengono con i concerti. Recentemente ne ho parlato con Cristiano Godano dei Marlene Kuntz, che mi raccontava esattamente di questo fenomeno. Questo mi fa pensare una cosa molto interessante: al di là dell'implosione che stanno vivendo le major, l'industria discografica sta imparando a valorizzare un po' di più quella che è l'esperienza dell'underground, che ha sempre fatto dei live e della vendita diretta dei dischi ai concerti il suo punto di forza, nonché il suo unico polmone da un punto di vista economico. La gente, sia per l'enorme quantitativo di uscite, che per metodi di fruizione della musica ampiamente modificati, ha le orecchie sature e non riesce più a dare particolare significato e valore ad un'uscita fra le migliaia di uscite, ma quando va ad un concerto e resta veramente colpita da un gruppo, lo vede in faccia e riesce a coglierne l'attitudine, quindi lo spirito con cui