Maurizio Galimberti: l'artista che ha unito la Polaroid alla storia dell'arte
di Paolo Acquati
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Maurizio Galimberti (www.mauriziogalimberti.it) nasce a Como nel 1956 e cresce a Meda. Studia da geometra e nei cantieri affina il punto di vista rigoroso con cui impressionerà il mondo.
Sin da ragazzo ha partecipato a numerosi concorsi fotografici, vincendoli, addirittura con nomi diversi come quello della madre o della moglie. All’inizio ha usato la classica pellicola analogica lavorando molto con una fotocamera ad obbiettivo rotante widelux in bianco e nero e in diapo/cibachrome, poi, nel 1983, ha iniziato la sua passione-ossessione per la Polaroid. La sceglie per il semplice
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motivo che non sopportava l’attesa dello sviluppo per vedere il risultato del suo scatto e anche per una eterna paura del buio della camera oscura. Si accorse inoltre che la resa dei colori con la pellicola istantanea era semplicemente magica ed ha iniziato un lungo percorso fino ad oggi di ricerca e di sperimentazione nell’uso di questo media. Nei primi anni novanta, |
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infatti, ha abbandonato l’attività edilizia di famiglia e ha deciso di dedicarsi solo alla fotografia.
Nel 1991, ha iniziato una collaborazione con Polaroid Italia, della quale diventa ben presto il testimonial ufficiale e che ha come risultato il volume “Polaroid Pro Art”, pubblicato nel 1995, vero oggetto di culto per gli appassionati di pellicola Polaroid di tipo integrale.
Il 1997 è l’anno che vede l’entrata nel mondo del collezionismo d’arte i suoi mosaici di polaroid. Nello sviluppo di questa sua peculiare tecnica hanno grande influenza il futurismo di Boccioni e il movimento cinetico esasperato di Duchamp. Galimberti riesce in un istante a visualizzare una complessa scomposizione dell’immagine da ritrarre, matematica nel suo rigore e musicale nell’armonia d’insieme, che realizza di getto leggendo le note nella sua mente. Con la stessa tecnica diviene conosciuto per i suoi ritratti, sempre a mosaico. |
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