mosaico. Andando sui cantieri con mio padre (facevo il geometra), la visione del cantiere avvolto nelle strutture d'acciaio dei ponteggi per me rappresentava un mosaico. Innanzitutto imparai a scomporre bene l'immagine contando i ponteggi, perché serviva come necessità di cantiere, poi ho capito che mi piaceva di più vedere il palazzo ‘spezzettato’ che intero. Lo spezzettato voleva dire che c'era l'uomo, che c'era il lavoro, che c'eravamo lì noi, quindi è stato tutto un divenire, mi sono appassionato al Bauhaus e ai mosaici e così è nata la mia storia. Ho visto i lavori di David Hockey, anche se lui era più cubista, mentre io sono più futurista duchampiano. Sicuramente anche Picasso, anche se non faceva mosaici; ero affascinato dalla sua tecnica, dal suo cubismo, che comunque era una sorta di mosaico. Oppure pensiamo a Braque, al suo suonatore di chitarra. Quindi, diciamo che il mosaico nasce dall'unione della fotografia con la storia dell'arte, nonché dalla mia necessità intima di soddisfare la mia voglia di ‘vedere a mosaico’.”
     Ritratto o paesaggio?
     “Diciamo che il ritratto è stata la cosa che più mi ha fatto conoscere, questo ritratto a mosaico in cui appoggio la Polaroid munita di struttura addizionale close-up direttamente sul viso della persona è sicuramente il mio grande amore, però in questi ultimi anni ho sviluppato parecchio il mosaico cosiddetto di architettura e devo dire che mi piace molto perché si può dire che sviluppi lo spazio. Rispondendo alla domanda però direi che più che i mosaici preferisco i miei ‘single shot’, ovvero delle Polaroid singole che sono paesaggini, piccoli dettagli, storie, c'è il mio viaggio in Italia, le foto di New York, di Parigi, sempre in foto singole, e devo dire che mi hanno sempre affascinato perché in uno scatto, in un 8 x 10 centimetri, c'è una magia senza tempo. Quindi direi il paesaggio su Polaroid singola, perché rappresenta di più la mia anima, mentre il mosaico è più ‘mestiere’ è più direttore d'orchestra, invece con lo scatto singolo scrivi la musica, sei più compositore.”
     Maurizio Galimberti: fotografo o artista?
     “Non è per essere presuntuoso, ma sicuramente artista. Perché il mio lavoro ai fotografi li fa incazzare, perché con una Polaroid mi sono fatto un mio percorso e questo percorso è stato possibile mediando la Polaroid con la storia dell'arte, quindi artista che usa il media fotografico.”
     Se potessi rinascere nei panni di uno dei “grandi fotografi” chi vorresti essere e perché?
     “Forse perché è sempre stato il mio mito, o forse perché ha conosciuto

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