Picasso, che è un altro mio mito, forse perché lui sperimentava e diceva che commetteva dei crimini orribili in camera oscura, masturbando il negativo e la carta, proprio per andare oltre rispetto a quello che dicevano gli altri, quindi la tecnica, quindi l'entrare dentro con la voglia di sperimentare, sicuramente Man Ray. Man Ray perché forse è stato quello che più di altri ha sperimentato; pensiamo ai Rayogrami, alle Rayografie, a tutto quello che ha fatto, anzi lo invidio perché lui era bravo anche a dipingere, cosa che io invece non so proprio fare. Se invece devo guardare a qualcuno un po' più contemporaneo, forse per la sua grande visione, forse per il suo modo di porsi senza preconcetti nella quotidianità con la sua macchina fotografica e ancora oggi che è invecchiato per la sua grande teoretica, per la sua grande voglia di scrivere con la fotografia, di scrivere cose che vanno oltre la fotografia, ma veramente arrivano dall'anima, un po' come faceva Giacomelli, direi Robert Frank. Sì, direi proprio Man Ray e Robert Frank, non sarebbe proprio male…”
     Impossible Project: può essere considerato la nuova era della fotografia analogica istantanea?
     “Assolutamente sì! Io sto lavorando con loro, Florian Kaps e tutta la sua banda di prodi stanno veramente facendo bene, soprattutto con molta volontà, ma le pellicole vanno ancora un po' sistemate per quanto riguarda la conservazione. I colori, i bianco/neri, che in questa non-perfezione sono già fantastici, perché scrivono una piccola fetta di fotografia che sicuramente cambierà. Io ho fatto una mostra a Capri stampando queste Impossible in bianco e nero su carta-cotone Epson e devo dire che il risultato è straordinario, perché è senza tempo. Quando le pellicole saranno perfette mancherà questa magia del ‘senza tempo’. Impossible comunque è già epocale, è già una pellicola da usare, da sperimentare, è un po' come una volta quando le SX70 non avevano il pigmento per la conservazione e sbiadivano; ad avere oggi la possibilità di usare quelle pellicole, usarle, farle un po' sbiadire e poi con l'uso del deumidificatore bloccare lo sbiadimento, che è solo un fatto di umidità, pensa che storia sarebbe! Quindi, assolutamente la pellicola Impossible è contemporaneo, è il nuovo analogico istantaneo e io ci credo molto. Ho realizzato bellissimi lavori, ad esempio all'ultimo Festival del Cinema di Venezia ho scattato dei bellissimi ritratti con queste pellicole realizzate appositamente per me e devo proprio dire che è una bella storia per cui tutti, dico tutti, dobbiamo crederci.”
     A quali altri progetti stai lavorando?
     “A breve uscirà il mio secondo volume su New York, curato dall'Archivio

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Intervista, Maurizio, Galimberti, Fotografo, Artista, Ritrattista, Polaroid, Impossible, Libro, New York, Johnny Depp